Omicidio Paternò, resta in carcere presunto assassino Eseguita l’autopsia, si cerca ancora l’arma del delitto

Resta rinchiuso nel carcere di piazza Lanza Giulio Arena, il presunto autore dell’omicidio di Natale Pedalinoil 66nne pensionato paternese ammazzato a coltellate nelle campagne di contrada Cotoniera, a Paternò. Il giudice per le indagini preliminari Giovanni Cariolo ha convalidato il fermo di Arena, docente di musica al conservatorio di Palermo di 57 anni fermato all’alba di lunedì con l’accusa di omicidio. Natale Pedalino sarebbe stato assassinato, secondo gli inquirenti, per futili motivi. Tra vittima e presunto omicida non sarebbe stata raggiunta una intesa sulla ripartizione dell’olio ricavato dalla raccolta delle olive effettuata dalla vittima all’interno del fondo agricolo di Arena, a Belpasso. 

Ieri mattina, nel corso dell’udienza di convalida dinanzi al gip, Giulio Arena si è avvalso ancora una volta della facoltà di non rispondere. L’uomo ha avviato uno sciopero della sete, mentre i suoi legali – Turi Caruso e Antonio Giuffrida – hanno notificato al giudice e alla direzione sanitaria del carcere di piazza Lanza una dettagliata relazione medica sullo stato di salute di Arena. Il 57enne sarebbe affetto da uno «stato ansioso depressivo reattivo e cardiopatia ipertensiva», quindi necessita cure appropriate; tuttavia Arena, a detta dei difensori, «potrebbe anche volontariamente rifiutarsi di assumere i farmaci prescritti dal suo psicologo, presso il quale è sotto cura». Gli avvocati hanno chiesto per il loro cliente la non convalida dell’arresto, o quanto meno una misura cautelare diversa dalla detenzione in carcere; il sostituto procuratore Fabrizio Aliotta, che sostiene l’accusa, ha ribadito invece la tesi secondo la quale Arena deve restare in carcere.

Non sarebbe stata ancora trovata l’arma utilizzate per commettere l’omicidio. Sul fronte delle indagini da parte degli avvocati Caruso e Giuffrida è stata avanzata la richiesta di non inserire come prove d’accusa i risultati delle analisi condotte sulle tracce di sangue rinvenute all’interno della Subaru Forester, il fuoristrada di proprietà di Giulio Arena, e riconducili alla vittima. In particolare Antonio Giuffrida ha evidenziato il fatto che non sarebbe stato rispettato, dai carabinieri e dalla magistratura inquirente, l’iter procedurale che prevede l’avviso ai difensori dell’indagato dell’avvio di analisi su atti ritenuti non ripetibili: «Mi riferisco alle analisi effettuate sulle tracce ematiche, a nostro avviso irripetibili, trovate dentro l’auto del nostro assistito – precisa il difensore – in simili circostanze la procedura parla chiaro: noi dovevano essere avvisati dell’avvio di questo tipo di indagini. Avremmo potuto nominare un consulente». Diversa la decisione del gip, «ha ritenuto che tali analisi sono ripetibili – prosegue Giuffrida – Vista la convalida, siamo pronti a ricorrere entro dieci giorni al tribunale del Riesame». 

Intanto, nel tardo pomeriggio di ieri, è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Natale Pedalino all’interno della camera mortuaria del Cannizzaro. Da un primo esame effettuato sul luogo del ritrovamento, l’uomo sarebbe stato raggiunto da oltre 40 coltellate all’addome e al torace. Sull’esito dell’autopsia gli inquirenti mantengono il riserbo. Diverse le domande alle quali dare una risposta: da quante coltellate la vittima è stata raggiunta; se l’arma utilizzata è effettivamente un coltello o un attrezzo simile; a che distanza l’assassino si trovava dalla vittima nel momento in cui ha sferrato i colpi. L’esame autoptico dovrà anche fare chiarezza se nel momento in cui Pedalino è stato abbandonato nella stradina rurale fosse ancora vivo ed è morto successivamente dissanguato. 


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