Nel '95 ospitò la sfida tra Italrugby e All Blacks. Ora dagli spalti inagibili sbucano tronchi. Mancano le luci, gli spogliatoi sono inadeguati e da anni sul prato non c'è erba. «La situazione peggiora», dice il giocatore degli Elephants Christian Di Mauro. Dal Comune 98mila euro per i lavori. Guarda le foto
Stadio Paolone, gloria di ieri e degrado di oggi «Sotto le tribune anche carcasse di motorini»
C’era una volta il
Santa Maria Goretti. Il tempio del rugby catanese, costruito nell’omonimo quartiere vicino all’aeroporto, che nell’ottobre 1995 ospitò la sfida tra la nazionale italiana e quella neozelandese degli All Blacks, i vice campioni del mondo in carica. Di quell’evento si conserva ancora il ricordo, mentre lo stadio, poi rinominato alla memoria di Benito Paolone, è ridotto a pezzi. Come verificato da un recente sopralluogo della commissione consiliare al Patrimonio. «Quando ospitiamo le squadre avversarie Catania fa una bruttissima figura», dicono a MeridioNews il giocatore degli Elephants Catania Christian Di Mauro e il consigliere comunale Giuseppe Catalano. Mentre l’amministrazione promette interventi significativi.
Nelle stanze che ospitavano la tribuna stampa ci sono dei
materassi. Tra i gradoni, dall’intercapedine tra un lastrone di cemento e il successivo, a sbucare fuori non è la solita piantina attecchita ma un tronco secco, con tanto di propaggini ramificate. Nei locali ricavati al di sotto degli spalti si trovano carcasse di motorini e altri rottami. «Una situazione da schifo. Indegna di un impianto sportivo che possa essere definito tale, e ancor più di quello che è stato il tempio della storia del rugby catanese», dice Catalano, componente della commissione Patrimonio. «Le condizioni peggiorano di anno in anno perché nessuno fa nulla», aggiunge Di Mauro, che al Paolone gioca a football americano.
Le tribune sono inagibili: mancano le autorizzazioni – anche quelle dei vigili del fuoco – perché siano aperte al pubblico. Ma questo non scoraggia i sostenitori, che non mancano a un solo appuntamento. «Fare giocare le nostre squadre in queste condizioni è una vergogna», afferma Catalano. Dei quattro spogliatoi disponibili solo due possono essere utilizzati, con i disagi che questo comporta: «Siamo costretti a cambiarci in 40 nella stessa stanza», spiega l’atleta. In autunno gli operai della partecipata comunale Multiservizi avevano iniziato a risistemare gli altri due locali, che sono distaccati dal resto della struttura. I lavori però sono stati interrotti all’improvviso.
«È pronta una gara di appalto, da 98mila euro, per risistemare gli spogliatoi e mettere in sicurezza parte della tribuna coperta», risponde a MeridioNews l’assessore comunale ai Lavori pubblici Luigi Bosco. Ma un altro problema, per il quale non è stato trovato rimedio, è dato dalla superficie di gioco del Paolone. Sul terreno, che dovrebbe essere verde, non cresce più un filo d’erba da anni. È rimasta terra battuta: «Ed è inutile riseminare, non ha mai il tempo di riposare», sostiene il giocatore degli Elephants. «È ingiusto che le società debbano pagare per giocare in un campo malridotto e senza servizi», aggiunge Catalano. Lo spazio è condiviso da cinque società: Amatori, Elephants, Fiamma Cibali, Accademia del rugby e Cus.
Quello che un tempo era un prato viene utilizzato ogni giorno per gli allenamenti, e il fine settimana anche per le partite di campionato. Poco distante c’è un altro campo, che però è impraticabile: «Basterebbe spendere cinquemila euro per risistemarlo, così da dare un po’ di tregua a quello principale». Almeno nelle ore pomeridiane: «Anni fa hanno rubato trasformatori elettrici e cavi di rame, mai ripristinati». La conseguenza è che il Paolone è illuminato solo per metà e l’altro campo resta al buio dopo il tramonto. Senza luce la sera, senza prato sul campo, senza agibilità delle tribune, uno dei pochi servizi essenziali rimasti pare una comodità: «È l’acqua calda», conclude l’atleta.