Il docente di Fisica e il presidente del pontificio consiglio della Cultura hanno dialogato in occasione della tappa catanese del Cortile dei gentili. «Elemento fondamentale» nella teologia, spiega a MeridioNews Gianfranco Ravasi. «È un fenomeno assolutamente importante», dice Carlo Rovelli
Unict, un confronto tra uno scienziato e un cardinale Il fisico Rovelli, il teologo Ravasi e il concetto di luce
Due personalità totalmente diverse, per i percorsi di vita seguiti ma non solo, che parlano di uno degli elementi fondamentali per la vita. Uno arriva sfidando il freddo di una giornata quasi autunnale con ai piedi un paio di sandali aperti. L’altro si ferma ad autografare due libri con una calligrafia ricca di ghirigori. Carlo Rovelli, docente di Fisica teorica all’università francese di Aix-Marseille, e Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio della Cultura, si sono incontrati ieri nella chiesa monumentale di San Nicolò La Rena per una tappa catanese del Cortile dei gentili, un’iniziativa che mette a confronto credenti e non credenti su un argomento comune. Tema del dialogo etneo è la luce, a partire da un passo della Bibbia: «Contempla il cielo e osserva».
La luce è «un elemento fondamentale» nella teologia. «Soprattutto come via per riuscire a dimostrare due componenti di tutte le religioni: la distanza, la trascendenza della divinità, e allo stesso tempo l’immanenza, la vicinanza», spiega a MeridioNews il cardinale Ravasi. «La luce è esterna a noi, non la possiamo possedere, quindi è trascendente. Dall’altra parte illumina e riscalda, quindi diventa vicina e dentro di noi». «È un fenomeno assolutamente importante», interviene Rovelli. «Più che per la scienza, è importante per noi», aggiunge con un sorriso. «È il tramite principale con il quale siamo in contatto con la realtà. È fondamentale per gli esseri umani».
Dal punto di vista scientifico «è un elemento estremamente complesso: c’è un aspetto fisico, chimico, uno psicologico, neuronale, biologico», elenca il professore. E se dalla fine dell’800 sono molti gli aspetti già studiati, «come in tutti i campi, siamo lontani dal pensare di sapere tutto – precisa – Abbiamo fatto infinite scoperte e infinite ce ne sono da fare. Il mondo è pieno di cose che non sappiamo». A lui fa eco Gianfranco Ravasi: «Il poeta, lo scienziato, il credente guardano la stessa realtà ma gli sguardi sono diversi perché la conoscenza umana è molteplice. E ha la possibilità di studiarne la componente, però è legittimo comprendere la realtà non solo fisicamente ma anche metafisicamente».
Eppure i due ambiti, scienza e fede, spesso sono inconciliabili. «Il loro rapporto in passato non è stato semplice. Neanche adesso lo è», sottolinea nettamente il docente di Fisica. «L’opinione dominante di molti scienziati e credenti è quella delle vie parallele – racconta il cardinale -: statuti di conoscenza differenti che hanno la propria identità e non si incontrano. Io sono convinto che sono due percorsi: quando è lo stesso soggetto che è credente e scienziato, in questo caso l’identità di soggetto e oggetto comune fa sì che ci sia un incontro».
Inevitabile chiedersi se quello che viviamo in questo tempo è un momento di luce oppure oscuro. «È un periodo di molta luce, molto buono», risponde Carlo Rovelli. «Sappiamo molte più cose di dieci anni fa. In fisica teorica si va un po’ lenti – riflette – ma spero che presto riusciremo ad andare più veloci», sorride. «Come sempre all’interno della storia, luce e tenebre sono sempre intrecciate e necessarie tra loro – afferma il cardinale Ravasi – Sono probabilmente la realtà dell’essere umano, che è limitato».