Vietato morire a Pasqua anche a Catania I parenti: «Funerali sei giorni dopo morte»

Vietato morire a Pasqua. E se proprio non ne se può fare a meno, la famiglia della persona che viene a mancare deve fare i conti con le leggi della Chiesa, che proibiscono di celebrare messa, e quindi funerali, nei giorni che precedono la domenica di Pasqua. È un episodio accaduto anche a una famiglia residente a Catania. Telefonate su telefonate a una decina di chiese non risolvono l’ingarbugliata situazione, da cui si può provare a uscire concordando un compromesso con qualche cimitero di buona volontà che accolga, più che l’anima, il corpo del defunto.

«Ci siamo ritrovati in una situazione quasi paradossale – raccontano i parenti del caro estinto – abbiamo trascorso due ore telefonando a molte chiese e cercando qualche amico che potesse darci una mano, ma niente da fare». La soluzione è arrivata dopo una tira e molla con il cimitero dove la salma verrà trasferita. «All’inizio anche loro dicevano di non poter fare niente – spiega la famiglia – poi si sono convinti a ospitare la bara fino al funerale, che si terrà dopo sei giorni dal decesso».

Al telefono c’è chi risponde alle richieste di aiuto proponendo di fare una messa commemorativa senza bara, qualcun altro suggerisce di rivolgersi alle chiese che non sono parrocchie – come gli istituti gestiti da preti e suore – ma neanche a loro è concesso di fare miracoli. La Pasqua, dunque, non sembra il periodo più indicato per partire per il lungo viaggio. Durante il triduo pasquale, dove si celebrano la resurrezione, la passione e la morte di Cristo, pare che solo quest’ultimo abbia il biglietto per traghettare altrove.

Come si legge sul Paschalis sollemnitatis, la lettera sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, il venerdì e il sabato santi le esequie sono celebrate senza canto e senza il suono dell’organo e delle campane, ma il discorso sembra farsi meno chiaro quando si parla del giovedì santo. Secondo l’Ogmr (Ordinamento generale del messale romano) durante il giovedì santo la messa esequiale è proibita. «Non un singolo sacerdote del pianeta, nell’orbe cattolico, celebra messa durante il triduo pasquale», conferma Salvo Lo Cascio, sacerdote alla chiesa Santa Caterina di via Umberto.:«Al termine della messa in coena domini di giovedì – aggiunge –  non c’è più una messa».

Il venerdì santo si celebra la liturgia della parola, l’adorazione della croce e il rito della comunione, che non è messa perché non c’è consacrazione eucaristica. Il sabato santo, sottolinea il prete: «Lui dorme e non esiste in tutta la terra una messa». La prima celebrazione eucaristica dopo l’ultima cena si terrà la Notte delle notti, la notte di Pasqua, e prevede la liturgia della parola ed eucaristica, la liturgia del fuoco, il cero, il rinnovo delle promesse battesimali e l’eucarestia, che compongono la veglia pasquale. «Si può benedire la salma e fare una liturgia della parola, leggere il Vangelo e una preghiera, ma niente di più. Mi è successo proprio con mia nonna – racconta Lo Cascio – che è morta il pomeriggio del sabato santo e neanche io, da prete, ho potuto fare qualcosa». 


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