Roberto Prosseda si è esibito per il quinto concerto della stagione dell'Associazione musicale Etnea. A farla da padrone i pezzi di Felix Mendelssohn insieme ad alcune nuove composizioni create a partire dai suoi inediti
Il pianista che mischia le carte (e le note)
«Ho provato a mischiare le carte». Così Roberto Prosseda, pianista di Latina, spiega con molta semplicità la scelta dei brani suonati durante il concerto di martedì 9 dicembre al palazzo Biscari per la stagione dell’Associazione musicale etnea. Un programma particolare, quello eseguito dal pianista laziale, che ha visto l’alternanza di due giganti della musica classica che hanno vissuto nello stesso arco di tempo, Frédéric Chopin e Felix Mendelssohn Bartholdy.
È proprio grazie a due incisioni di due inediti del secondo che Prosseda ha guadagnato recentemente notorietà internazionale. Inoltre dopo un lavoro di ricerca e selezione dei moltissimi frammenti sconosciuti del direttore d’orchestra tedesco, Prosseda ha chiesto ad alcuni compositori contemporanei di utilizzare questo immenso archivio come base per nuove composizioni. Di una di queste nuove opere – Codicevoluto dell’abruzzese Roberta Vacca, un’opera che inizia con una serie di note dissonanti che si amalgamano fino a somigliare al suono di un piccolo carillon – è stata eseguita la prima assoluta.
La prima parte del concerto è dedicata a Mendelssohn e alle tre opere “rilette” da altrettanti compositori italiani (Alessandro Solbiati per la Fuga Felix, Roberta Vacca e Gabrio Taglietti per il maestoso Allegro con fuoco), mentre è nella seconda parte che entra in gioco il “rimescolamento”, con l’alternanza con i brani di Chopin.
L’intento è quello di «trovare anche elementi in comune tra due compositori quali Chopin e Mendelssohn» afferma il pianista. E allora i notturni più famosi del primo si affiancano ai Lieder, le “canzoni senza parole”.
Il celebre Notturno op. 9 n. 2 viene accostato al Lied ohne Worte op. 53 n. 2, il Valzer op. 64 n.1 (eseguito in maniera rapida, quasi frettolosa) segue il Lied op. 38 n. 6, mentre la conclusione è affidata alla dolce Barcarola veneziana (Op. 19 n. 6) eseguita fuoriprogramma.