Uffici giudiziari, caldo e condizionatori fuori uso Aule con 50 persone e ventilatori portati da casa

Caldo africano, giudici costretti a rinviare le udienze e dipendenti che portano i ventilatori da casa. Nelle ultime settimane le temperature negli uffici giudiziari di Catania sono sempre più alte, con il personale amministrativo che ha deciso di incrociare le braccia e fermarsi. Tra due giorni è infatti previsto un sit-in e un’assemblea nell’aula adunanze di piazza Verga, convocate dall’Unione sindacale di base. Al centro della mobilitazione il nodo climatizzatori. Gli impianti di refrigeramento, in particolare quelli degli uffici dell’ex pretura di via Crispi, sarebbero tutti fuori uso. «Si era detto che almeno avrebbero almeno comprato i ventilatori ma non è stato fatto – spiega il delegato sindacale Antonio Calcione -. Mancano i pezzi per la manutenzione e siamo in attesa della gara d’appalto».

Dagli uffici alle aule dove si svolgono le udienze la situazione non è migliore. Stanze piccole e senza finestre dove ogni giorno si ritrovano imputati, pubblico, giudici, magistrati e decine di avvocati. «Siamo 50, 60 persone dentro piccole stanze senza finestre – racconta a MeridioNews un legale etneo – le uniche sono quelle posizionate in alto ma entra davvero poca aria». Ma il problema principale, secondo il penalista, non sarebbe il caldo: «È l’aria irrespirabile che rende impossibile lavorare. Si tratta oggettivamente di una situazione indegna».

Negli ultimi giorni i giudici sarebbero stati messi alle strette dalla mancanza di aria condizionata. I togati sono stati costretti a sospendere diverse udienze con rinvii a ottobre o novembre, dopo l’ormai imminente pausa estiva. «Ci sono stati cali di pressione e malori – prosegue il delegato sindacale – ma il problema non rappresenta certamente una novità per gli uffici». Già lo scorso inverno, il personale amministrativo ha affrontato l’altro lato del problema, ossia quello del freddo. «Anche in quel caso siamo stati costretti a portare le stufe elettriche da casa o abbiamo riesumato quelle vecchie conservate nei magazzini». A rallentare la manutenzione sarebbe un passaggio di competenze dal Comune di Catania al ministero della Giustizia. «Ci sono lentezze burocratiche – conclude Calcione -, che riguardano tutto il territorio nazionale».    


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