San Cristoforo, scuola Tempesta tra vandali e degrado «Come facciamo se anche il Comune getta la spugna?»

«Siamo stanche, noi siamo veramente stanche». All’istituto comprensivo Livio Tempesta di via Gramignani, a San Cristoforo, il personale scolastico ha passato giorni a raccogliere spazzatura. Alla fine di luglio, dopo una escalation di atti vandalici, qualcuno è entrato di notte nei corridoi del primo piano e ha distrutto tutto quello che c’era da distruggere: banchi, libri, armadi. Le buste nere, piene di oggetti devastati da buttare via, sono accatastate sulle scale antincendio e nel cortile. «Abbiamo lavorato per giorni – dicono le dipendenti – Ci ha aiutato anche il Comune, ma abbiamo iniziato da sole. La polvere degli estintori arrivava fino a qua», raccontano. E mostrano i video, registrati coi cellulari, di corridoi irriconoscibili. E aule piene di polvere bianca e vernice sui muri. 

Dalla materna alle scuole medie, alla Livio Tempesta sono circa 700 gli iscritti. Fino a poco più di cinque anni fa, tra i plessi a disposizione dell’istituto comprensivo ce n’era anche uno tra via Toledo e via Moncada, nel cuore del quartiere. «Poi è stato vandalizzato e chiuso – racconta Tarcisio Maugeri, dirigente scolastico – E da allora anche quella scuola è saltata». Maugeri, acese di nascita, ha lavorato fino al 2015 in una scuola di Legnano, in provincia di Milano. «Lì avevo del personale a supporto: avevo a disposizione 13 euro per il diritto allo studio di ciascuno studente residente – dice – Avevo i pedagogisti, chi aiutava gli insegnanti per la mensa e chi dava supporto agli allievi con disabilità». Un vero e proprio pool di insegnanti dedicati a ciascuno studente. «A Catania forse sono diventato più bravo perché sono da solo», dice con amarezza.

La solitudine è quella dell’intero quartiere. In via Toledo del vecchio plesso della scuola Livio Tempesta è rimasto solo uno scheletro in mezzo alla discarica. Anche i muri sono stati portati via. L’intera strada, un centinaio di metri, è una discarica abusiva a cielo aperto. Eternit, un paio di divani sfondati, svariati materassi, televisori e una serie di persiane distrutte. «Mi chiamano il consigliere di via Toledo – afferma Tuccio Tringale, consigliere comunale di San Cristoforo – Eppure là non ci abita nessuno e non si prendono voti», sorride. Il riferimento è alle sue denunce, continue, sullo stato di quella strada. E sullo stato di quella scuola. «Da via Gramignani saranno circa cinquecento metri in linea d’aria – sostiene – Ma sappiamo che qua ci sono genitori che piuttosto che fare trecento metri in più i bambini li lasciano a casa. E il Comune che deve fare? Getta la spugna?».

È peggio quando, invece di gettare la spugna, chiude le strade. Come la via che costeggia il plesso di via Gramignani, interdetta al traffico «da circa due anni». «C’era e c’è tutt’ora una discarica abusiva – continua Tringale – Invece di metterci i vigili urbani, hanno messo i paletti e adesso in quella strada non ci si entra più. Una sconfitta per l’amministrazione. Così com’è stata una sconfitta la chiusura del plesso di via Toledo. Chi vince così?». «Io – interviene Tarcisio Maugeri – come faccio a spiegare la legalità ai miei ragazzi? Come faccio se in una strada a senso unico vanno in motorino a sessanta all’ora in senso contrario e non c’è un solo vigile? Come faccio se la mattina vengono a scuola con la spazzatura che brucia? Ditemelo voi come devo fare».

«Servono le telecamere di sorveglianza?», domanda Salvatore Giuffrida, presidente della commissione Cultura in trasferta a San Cristoforo. «Si trovino i soldi per le telecamere di sorveglianza», replica. «Servono allo stesso tempo repressione e integrazione – risponde il dirigente scolastico – Io posso fare tutte le attività con le mamme che riesco a inventarmi, ma mancano le attività sociali a supporto del territorio». «Ci hanno distrutto la scuola – conclude Maugeri – Hanno usato le tempere con cui giocano i bambini della primaria per imbrattare muri e soffitti, ma non hanno rubato nulla. Questo è uno sfregio. È segno di disprezzo verso le istituzioni. Dobbiamo continuare a tentare di sistemare le cose da soli?».


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