Festa de l’Unità, Catania bene comune resta fuori Iannitti: «Sono stato bloccato all’ingresso della villa»

Ingresso da piazza Roma blindato, così come quello da via Domenico Cimarosa. E dalla parte di via Etnea, invece, vengono perquisite le borse di chi vuole entrare alla villa Bellini. È in questo clima che inizia la festa nazionale de l’Unità a Catania. La partenza è prevista per le 18.30, quando sul palco saliranno Rosario Crocetta, Enzo Bianco, Debora Serracchiani, Matteo Orfini, Fausto Raciti ed Enzo Napoli. E mentre loro si preparano a essere accolti da popolo democratico etneo, c’è chi viene lasciato all’ingresso: a rimanere fuori, come ormai tradizione, è Matteo Iannitti, leader del movimento politico Catania bene comune. Bloccato all’ingresso dagli agenti della polizia di Stato: «Mi hanno detto che devono chiedere il permesso al dirigente».

Iannitti lo racconta ridendo. Dopo che gli è stato impedito di partecipare al bilancio di metà mandato del sindaco Enzo Bianco e dopo essere rimasto alla porta in più di un’occasione ufficiale, adesso incassa anche l’attesa davanti ai cancelli del parco cittadino. «Io ho puntualizzato che ero da solo – prosegue Iannitti – Insomma, io alla villa Bellini ci vengo sempre a portare fuori il cane con la mia fidanzata, e adesso mi lasciano fuori». Nei giorni scorsi, peraltro, proprio la questura lo ha convocato per parlare della festa democratica. 

«Mi hanno domandato quali fossero le intenzioni di Catania bene comune durante gli interventi dei ministri – continua il politico – noi abbiamo spiegato che avremmo contestato com’è nel nostro stile». Un incontro al quale non si aspettava che seguisse il diniego di accesso. «Sono arrivato come semplice cittadino e mi hanno risposto “Iannitti, lei non può passare“. Ho dovuto spiegare che sono venuto solo a vedere come hanno organizzato tutto – conclude – È un mio diritto guardare quello che hanno fatto della villa Bellini e sentire quello che hanno da dire i miei amministratori. Ma sono rimasto fuori. Se non mi venisse da ridere, ci sarebbe da preoccuparsi».


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