Bronte, foto ragazzo suicida scambiata su Whatsapp L’immagine del cadavere su centinaia di smartphone 

Un ragazzo che si toglie la vita e qualcuno, passando nei pressi del luogo in cui è avvenuto il fatto, decide di prendere in mano il suo smartphone e inquadrare il cadavere per scattare una foto. Un’immagine che non è rimasta solo nella memoria interna del dispositivo, ma che è stata inviata tramite Whatsapp, popolare applicazione di messaggistica istantanea con un miliardo di utenti attivi nel mondo. In poche ore è partita una sorta di catena, con quella fotografia che è passata per centinaia di telefoni di cittadini di Bronte, dove si è registrato il suicidio e dove l’istantanea è diventata virale. Una sorta di sistema dell’orrore che ha agito con un moltiplicatore di destinatari

In tanti hanno visto quella foto trasformandola nel principale argomento di dibattito. Dai bar alla piazza virtuale di Facebook non si parla d’altro. La fotografia è stata scattata – non si conosce l’autore – da circa dieci metri di distanza forse utilizzando lo zoom del telefono. Nell’inquadratura ci sono anche due persone, una di queste sembra una ragazza. «Io l’ho vista ma l’ho cancella immediatamente», spiega un abitante del posto mentre armeggia con il suo cellulare. «Chi gli ha inviato la foto?», chiediamo. «Mio figlio, ma credo che anche lui abbia eliminato tutto». La catena sarebbe diventata virale proprio tra i giovanissimi del paese: in tanti spiegano di averla vista ma molti hanno eliminato le tracce. Qualcuno ha preferito interrompere il giro, altri invece hanno continuato con il perverso meccanismo di condivisione online in una comunità che nel suo complesso è rimasta sconvolta. 

«Chi ha fatto questo gesto è una persona malata e sadica», scrive Elisa su Facebook. A prevalere sulle bacheche virtuali è proprio lo sdegno e l’incredulità per quanto successo e c’è chi lancia anche un appello all’autore della foto. «Abbia le palle di chiedere pubblicamente scusa», scrive Valeria. «Chiediamo a coloro che sono in possesso della foto di bloccarne la circolazione» gli fa eco la pagina di un’associazione locale. Oltre allo scatto ci potrebbe anche essere un video del tragico momento. Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo. La notizia non ha conferme nonostante in tanti parlino di un filmato. Quanto accaduto a Bronte riporta alla mente alcune notizie della cronaca nazionale di questi giorni che hanno al centro proprio la condivisione di foto su Whatsapp e social network. Dal caso di Rimini, dove una ragazza è stata filmata dalle amiche durante uno stupro; al suicidio di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano che invano ha tentato di bloccare un suo video hard che circolava online.

Nel caso di Bronte ci potrebbero essere gli strumenti per provare a individuare l’autore. A provarci, per esempio, potrebbero essere gli esperti della polizia postale etnea, in prima linea su tutto il territorio nazionale quando si parla di indagini su dispositivi elettronici, scambio di foto e inchieste sul web. Dalla foto si potrebbe risalire al dispositivo che ha scattato e ad altri indizi utili per scovare l’autore. Ad agire dovrebbero essere i familiari attraverso un esposto, come spiega un avvocato contattato da MeridioNews: «In casi come questo ci potrebbero essere le basi per eventuali profili penali sulla lesione del diritto all’immagine».


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