Candelora Ortofrutticoli, tre putti spariti dalla chiesa «Valgono ottomila euro. Ma il prezzo può crollare»

«Sì, è vero, sono stati portati via. Ma adesso devo lavorare». Un commento telegrafico, pronunciato dal custode della chiesa madonna del Carmelo di piazza Carlo Alberto, per una vicenda che nelle strade di Catania sta facendo gridare allo scandalo. Si tratta della sparizione di tre delle quattro figure decorative installate nella parte bassa della candelora degli ortofrutticoli. E denunciata come furto da chi si occupa della gestione del cereo. Ad accorgersi della loro mancanza, a inizio novembre, è stato il restauratore. Impegnato in questi mesi nel recupero dell’unico putto che si è salvato dalla mano dei ladri. «Sono oggetti che per un devoto hanno un valore non stimabile – spiega a MeridioNews Walter Messina, manutentore del cereo – sono alti 50 centimetri e pesano circa otto chilogrammi». Ma com’è possibile che siano stati portati via senza che nessuno si sia accorto di nulla? «Chi ha agito lo ha fatto con calma – ipotizza il devoto – magari portandoli fuori in braccio a uno a uno, come se fossero dei bambini veri».

Adesso però il vero nodo è capire che fine hanno fatto i putti. Le ricerche, dopo la denuncia dell’associazione che si occupa della grossa costruzione in legno, sono affidate alla sezione Tutela patrimonio artistico dei carabinieri di Palermo. I militari, contattati telefonicamente, al momento mantengono il massimo riserbo sul giallo ma le indagini potrebbero scandagliare il mercato nero delle opere d’arte. «Si tratta di pezzi d’inizio 800, sicuramente appetibili sul mercato – racconta un esperto del settore a MeridioNews – e chi li ha presi conosce sicuramente il loro valore, che si aggira sui duemila euro». I problemi nell’eventuale vendita potrebbero arrivare però se «venisse resa nota la loro provenienza. È difficile che qualcuno li possa comprare se scopre che sono stati rubati, perché il loro valore crolla».

Su di noi c’è il massimo controllo delle forze dell’ordine

L’associazione dei fruttivendoli, a pochi mesi dall’inizio delle festività, si è premurata ad avvertire del furto anche la Curia e il Comune di Catania. L’obiettivo è quello di ottenere un aiuto per «ripristinare il fercolo», spiega l’avvocato Piero Lipera, che si è occupato della denuncia. Da entrambi i fronti però, almeno per il momento, non c’è stata nessuna risposta. «Forse per quanto avvenuto negli ultimi anni – spiega Messina -. Ormai c’è il massimo controllo da parte delle forze dell’ordine per capire cosa facciamo e dove andiamo con le candelore». Il riferimento è all’edizione 2015 della festa, quando la candelora si fermò a pochi passi dalla casa del presunto boss del clan Cappello Massimiliano Salvo. «La nostra è solo passione e per questo motivo ci stiamo già attivando per la sostituzione dei putti».

Per farlo, in attesa di risposte dalle istituzioni, si stanno cercando strade alternative, come la raccolta di fondi da sponsor privati. «Gigi Tropea si è detto disponibile ma poi anche su di lui ci sarebbero gli occhi delle forze dell’ordine – scherza Messina -. Noi però, gli ho detto, facciamo tutto con trasparenza e legalità. Durante l’ultima edizione abbiamo anche fatto le ricevute a chi ci faceva le offerte». Nella chiesa di piazza Carlo Alberto, la stessa dove si svolge la tradizionale fiera ‘o luni, nessuno ha visto niente e non c’è un circuito di telecamere di sorveglianza che potrebbe aiutare nelle indagini. Accanto al cereo depredato c’è quello dei pastai, di proprietà del Comune, che però non è stato toccato. «La cittadinanza sicuramente risponderà al nostro appello – conclude Lipera -, vogliamo evitare che i pezzi vengano piazzati nei mercatini o da qualche rigattiere». 


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