Hilton Capomulini, indagine per distrazione fondi pubblici Coi soldi del ministero comprata una foresteria a Londra

I finanziamenti pubblici per la costruzione dell’hotel di lusso Hilton Capo Mulini Catania utilizzati «per sopperire ad altre necessità», come l’acquisto di una foresteria a Londra. Sono questi i passaggi salienti del sequestro preventivo da 5,7 milioni di euro effettuato dalla guardia di finanza a due società che avrebbero beneficiato di sovvenzioni ministeriali per la ristrutturazione e il rilancio dell’ex Perla Jonica. Un mega progetto da quasi 100 milioni di euro che ha come primo investitore lo sceicco di Abu Dhabi, Ahmed bin Hamed Al Hamed. Sotto la lente d’ingrandimento delle fiamme gialle sono finite il gruppo Waste Italia, la Volteo Energie e i loro rappresentanti: rispettivamente il presidente del consiglio d’amministrazione Pietro Colucci e l’amministratore delegato Raimondo Flavio

È una sciocchezza che abbiamo fatto per sopperire alle necessità di altri

Per capire la genesi del decreto di sequestro emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania bisogna andare indietro fino al 2014, quando lo sceicco arabo acquista, per la somma di 33 milioni di euro, il complesso turistico in abbandono. L’obiettivo dichiarato, dopo i lavori di ristrutturazione, è quello di avere 850 posti letto e un centro congressi da 2200 persone. A entrare nell’affare è anche la società italiana Item Capomulini srl di Salvatore La Mantia. Azienda italiana che si occupa di investimenti e sviluppo che consente all’emirato di entrare nell’affare. Per far fronte all’investimento complessivo, che si aggirerebbe su una cifra vicina ai 100 milioni di euro, Item beneficia di uno dei contratti promossi nel 2014 dal ministero per lo Sviluppo economico, che prevede la concessione di 24 milioni di euro di finanziamenti europei a fondo perduto per alcuni settori strategici, come quello del turismo. 

Nello stesso anno Item e Volteo, società che si occupa di fonti di energia rinnovabile, stipulano un accordo in base al quale la prima affidava alla secondo la ristrutturazione del complesso alberghiero. Entrano così nelle casse dell’azienda milanese sette milioni di euro. Si tratta di una prima quota di finanziamenti anticipati da Invitalia, agenzia nazionale di proprietà del ministero dell’Economia che si occupa di attrarre investimenti. I soldi però, stando a quanto ipotizzano gli inquirenti, sarebbero stati utilizzati da Volteo per fini diversi rispetto a quelli previsti nel contratto con Item. Soltanto un milione sarebbe stato impiegato per pagare la fornitura di beni e servizi utili al cantiere di Hilton Capomulini. Gli altri soldi sarebbero andati ad altre imprese del gruppo Wastle Italia, che però non erano impegnate nell’opera. Poi ci sarebbero 1,8 milioni di euro finiti direttamente nelle casse di quest’ultima azienda che poi li avrebbe spesi per l’acquisto di una foresteria a Londra. A rafforzare le indagini ci sarebbero state anche alcune intercettazioni telefoniche. In una di queste Pietro Colucci della Waste Italia, per giustificare il ritardo nei lavori, spiegava al rappresentante della Item Capomulini che «noi abbiamo destinato delle risorse a eventi che non riguardano il cantiere e quello purtroppo è una sciocchezza che abbiamo fatto per sopperire alle necessità di altri».

La nuova struttura, che secondo le prime previsioni doveva essere pronta nel 2016, potrebbe essere inaugurata a inizio del 2018. In ballo ci sono 700 posti di lavoro per un complesso architettonico affidato a Tom Russell, architetto e designer di fama internazionale, conosciuto per aver curato la progettazione di strutture turistico-alberghiere dei più importanti brand internazionali, tra cui l’Emirates Palace di Abu Dhabi. La direzione creativa del progetto è stata affidata alla stilista catanese Marella Ferrera. Il mega progetto era già finito davanti i giudici del tribunale della sezione civile di Catania per una presunta violazione del contratto da parte di Volteo nei confronti di Item. Come riportava Live Sicilia la società oggi coinvolta nell’inchiesta della guardia di finanza avrebbe lamentato degli inadempimenti nei pagamenti lasciando in una fase di stallo il cantiere oltre ad affidare dei subappalti senza l’autorizzazione della committente Item


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