Caro babbo

Una girandola di luci e lustrini che abbaglieranno strade e vetrine – se il Comune sarà riuscito a risollevarsi dal lastrico, decori dappertutto, scorpacciate di leccornie, sfrenato shopping prefestivo e due colori a dominare lo sguardo: il rosso della veste di Santa Claus, il padre per eccellenza, e il verde degli abeti e delle innumerevoli ghirlande di foglie che abbelliranno insegne e facciate.
 
Verde e rosso, come i colori del semaforo che regolano il traffico. Con il verde è via libera, con il rosso ci si ferma. Sono queste due, in fin dei conti, le tinte che colorano la nostra esistenza. Vivi e sembra che il tuo semaforo sia sempre verde, ti sforzi di rallegrare il tuo prossimo, di tirare su l’umore delle giornate di amici e conoscenti con una barzelletta, rendi partecipe tutti con l’ultimo passetto appena appreso al corso di danza, anche se sai che a chi hai davanti non potrebbe interessare di meno, ma in fondo a te che nella vita hai sudato tutto e sei sempre stato nel backstage, fa anche piacere e onore sentirsi ammirato e protagonista, “il re delle balere”.
 
Ecco, però, che quando il semaforo sembra brillare di un verde abbacinante, mai visto, da fare invidia anche ai prati d’Irlanda, un corto circuito disinstalla quella spia e subito il rosso ne prende il posto. Rosso, come il sangue. Rosso, come un’emorragia devastante. Rosso, come il sangue dell’emorragia devastante che ha paralizzato la tua vita. Rosso, come l’immobilità dell’automobilista. La tua macchina ha smesso di rombare, ed in simbiosi con lei, quel Mercedez tuo compagno di vita. Anche le nostre esistenze si sono arrestate. E adesso, caro babbo, ti chiedo …

Caro Babbo Natale,
mia nipote Abigaille ha già scritto la letterina a te indirizzata.
“Io per Natale non voglio bambole né abiti nuovi, ma solo un po’ di serenità”. 
A 6 anni appena, ha già compreso il segreto di una vita sana e degna di essere vissuta.

Eppure, dimenticavo il bianco, celebrato dalla canzone “White Christmas” di Irving Berlin, simbolo del candore di un’anima pura e sublime, di nuova vita che si rigenera e gode della gloria eterna, ancora emblema dell’eterea lucentezza dei nostri angeli custodi. Trascuravo l’imponenza del dorato, come le scintille di una fiaccola sfavillante, come l’oro dei lapilli di uno sguardo sempre allegro e sorridente, come la magnitudine di una stella che arricchisce il firmamento da due mesi. 
 
Per i miei cari ti chiedo quindi un Natale ricco di colori, mentre per me ti propongo un baratto: ti do il mio domani in cambio di un singolo intenso ieri.

Ricevete i miei baci,
Vostra Bettina.
 
 


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