«Troppi silenzi sulle morti a Farmacia»

“Morti e silenzi all’università”, un titolo emblematico quello scelto da Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, giornalisti di Repubblica, autori del libro inchiesta sul ‘caso Farmacia’. A più di un anno dal sequestro dell’edificio 2 della Cittadella Universitaria di Catania, arriva nelle librerie un’indagine sulle morti e le malattie sospette tra i lavoratori e gli studenti che frequentavano i laboratori didattici e di ricerca. «Un lavoro che vivi sulla pelle», lo definisce Viviani che per ricostruire la vicenda è partito proprio dalle testimonianze dei protagonisti. 

A parlarci del libro è l’autore stesso che è intervenuto ieri mattina a Radio Ateneo, trasmissione radiofonica in onda su Radio Zammù: «Le indagini e soprattutto gli interrogatori che sono stati fatti dalla magistratura ai presidi e ai docenti lasciano perplessi. Alcuni hanno fatto finta di non aver mai saputo nulla, altri cercavano di scaricare la colpa su altri. Alcuni ancora parlavano dei propri colleghi dicendo “Sa, questi signori sono vendicativi” mentre qualcun altro affermava che, in privato, tutti ammettevano la pericolosità della situazione».

Così Viviano racconta alcuni passaggi del suo lavoro di indagine per la stesura del libro e, sulla base degli atti della magistratura e delle testimonianze raccolte, parla dei ‘silenzi’ all’università. Molte erano state, infatti, le denunce e le richieste di trasferimento da parte di docenti e tecnici di laboratorio che accusavano continui malori. «Il rischio è stato sottovalutato sin dall’inizio seppure c’erano delle perizie tecniche fatte proprio dall’università che dimostravano il contrario e segnalavano livelli di inquinamento superiori a quelli dei livelli industriali», spiega il giornalista.Come si fa a dire che era tutto a posto e che nessuno si era mai accorto di nulla? Questo l’interrogativo centrale del libro. «C’era assoluta omertà per salvaguardare il buon nome dell’università –  afferma Viviano –. Credo che sarebbe stato corretto intervenire ed estirpare alla radice il problema anziché andare avanti con provvedimenti tampone. A mio parere c’è stato molto pressapochismo sulla pelle delle persone».

Viviano si congeda confessando la sua amarezza per non aver potuto presentare il libro all’Università (sarà presentato invece alla libreria Tertulia, questo pomeriggio, ndr): «Mi sarebbe piaciuto molto presentarlo all’università. Credo che il dibattito si sarebbe potuto ampliare e approfondire con la partecipazione del rettore e degli stessi docenti indagati, ma non è stato possibile».

Ascolta l’intervista a Francesco Viviano

 

Alle parole di Viviano risponde il Rettore Antonino Recca, che, in collegamento qualche minuto dopo, saluta il giornalista e aggiunge: «L’università è pronta a discutere ma in una situazione più chiara e definita». «In accordo con lo stesso Viviano – aggiunge il rettore – abbiamo considerato opportuno aspettare la conclusione dell’indagine. Non appena il magistrato chiuderà la fase preliminare, lo inviterò in ateneo per un dibattito aperto».

E sull’attuale situazione dell’edificio, alla luce del recente dissequestro, il rettore rassicura: «Restano sequestrate solo le saie (scarichi sotterranei) perché i magistrati vogliono avere chiara contezza su come bisogna agire. Proprio per questo stiamo discutendo, attraverso gli avvocati, sugli interventi che conviene fare per sgomberare qualunque dubbio sulla praticabilità del nostro edificio. Abbiamo pieno rispetto del risultato dell’incidente probatorio», aggiunge poi riferendosi al lavoro della procura, nonché alle perizie ordinate dal Gip Antonio Fallone e svoltesi nell’arco di quest’anno con la consulenze delle parti.

E ancora sulla sicurezza del sito e i possibili timori di chi vi lavora, ribadisce l’influenza di quella che lui stesso ha più volte definito una vera e propria «gogna mediatica» sviluppatasi intorno alla vicenda. Quanto ai docenti indagati Recca aggiunge: «Aspettiamo adesso che questa indagine venga chiusa – aggiunge infine –. Se ci saranno dei responsabili porterò in senato la questione chiedendone la sospensione».

Ascolta l’intervento del rettore

A conclusione della diretta interviene Francesco Marino, studente della facoltà di Farmacia che lamenta invece il preoccupante, a suo avviso, disinteresse degli studenti, poco sensibili alla vicenda. Secondo lui, infatti, in passato il pericolo è stato sottovalutato. Le voci sui malati e le presunte morti riconducibili all’inquinamento ambientale erano considerate “tutta una bufala”. «Anche oggi – continua  Francesco – in facoltà si respira quest’aria e sembra quasi che non sia successo mai nulla. Probabilmente i toni sono stati un po’ troppo elevati quando ancora le indagini non avevano nemmeno preso il via, ma da qua a definirla tutta una bufala ne corre», conclude.
 


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