Adrano, tassa alla mafia sul mercato ortofrutticolo Estorsioni e droga, la pax tra Scalisi e Santangelo

All’interno del
mercato ortofrutticolo di Adrano i titolari dei box non solo dovevano pagare una somma mensile, ma erano sottoposti a una sorta di tassa per entrare, scaricare la merce o per acquistarla all’ingrosso. Un dazio che dà il nome all’operazione Illegal duty coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dagli agenti della squadra mobile e del commissariato adranita. Trentanove indagati, dei quali 36 arrestati e tre latitanti all’estero. Le indagini riguardano il periodo che va da novembre 2014 a giugno 2016 e racconterebbero come «l’autorità suprema» del clan Scalisi sarebbe stato, nonostante la detenzione, Giuseppe Scarvaglieri, detto Pippu ‘u zoppu. A confermarlo le parole di un collaboratore di giustizia, che lo identifica come il dirigente della famiglia, articolazione del clan Laudani di Catania, perfino dal carcere. Da lì avrebbe comunicato con Alfredo Mannino: non pizzini, ma vere e proprie lettere che sarebbero servite per impartire ordini e disposizioni. Soprattutto sul racket delle estorsioni, principale attività della cosca: nessun imprenditore, però, avrebbe denunciato di essere stato taglieggiato dal clan.

Nonostante gli incendi dolosi di beni aziendali, che sarebbero serviti per supportare la richiesta di estorsione in caso di rifiuto delle vittime di pagare il pizzo. Un giro d’affari che non è stato possibile quantificare, ma sufficiente a richiedere l’instaurazione di una
pax mafiosa tra cosche rivali: da una parte gli Scalisi (legati ai Laudani) dall’altra i Santangelo-Taccuni (vicini alla famiglia Santapaola-Ercolano) che, dopo essersi contesi per anni il controllo del territorio adranita, sarebbero arrivati a un accordo di equa spartizione dei proventi di alcune estorsioni. Non solo: gli Scalisi si sarebbero spinti oltre, arrivando ad acquistare, all’ingrosso, grandi quantità di sostanze stupefacenti dall’ex clan rivale. Una rivoluzione sul territorio dell’hinterland, e la dimostrazione della capacità della mafia di coordinarsi per perseguire un interesse superiore.

Oltre alle 22 tra estorsioni e tentate estorsioni, a essere contestate alla cosca ci sono anche violente rapine. Come 
quella del 14 dicembre 2014 ai danni di un commerciante cinese: in cinque avevano investito il furgone Fiat Scudo dell’uomo con un autocarro Iveco Daily (rubato) e una Fiat Uno. L’imprenditore asiatico era stato costretto a fermarsi ed era stato minacciato con un fucile a canne mozze, col quale gli avevano poi sparato quando quello ha tentato di reagire. In quell’occasione avevano portato via circa 200mila euro. Tra le attività degli Scalisi ci sarebbe stato anche il furto a un deposito di slot machine dal quale avrebbero rubato 36mila euro in contanti, 15mila euro in assegni e un libretto di assegni di proprietà del titolare, trovati nella cassaforte. Nel corso delle indagini, gli agenti della squadra mobile e del commissariato di Adrano hanno anche eseguito alcuni arresti in flagranza di reato: tra detenzioni illegali di armi da fuoco clandestine e di sostanze stupefacenti. A gennaio 2016, per esempio, in un’abitazione usata da Giuseppe Sinatra (classe 1995) sono stati ritrovati due chili e mezzo di marijuana, tre pistole e numerose munizioni.

Dalle dichiarazioni dei pentiti, poi, sarebbero emerse anche le presunte responsabilità di Giuseppe Scarvaglieri,
Alfredo Bulla e Alessio La Manna a proposito del tentato omicidio di Francesco Coco (classe 1977), pregiudicato e adesso in carcere, ritenuto elemento di spicco del clan Scalisi. Secondo gli investigatori, Scarvaglieri sarebbe il mandante e gli altri due sarebbero gli esecutori materiali del delitto poi fallito: nell’estate 2014 gli avrebbero sparato contro diversi colpi di arma da fuoco, per risolvere conflitti maturati all’interno della cosca. I proiettili, però, non lo hanno raggiunto.


I nomi degli arrestati di oggi

Giuseppe Scarvaglieri (classe 1968), inteso Pippu ‘u zoppu, pregiudicato e già detenuto per altra causa;
Pietro Maccarrone (classe 1969), inteso Fantozzi od Occhialino, pregiudicato e già detenuto per altra causa;
Alfredo Mannino (classe 1964), inteso ‘u Caliaru, pregiudicato;
Vincenzo Biondi (classe 1977), inteso Enzo Trevi, pregiudicato;
Giuseppe Mannino (classe 1963), inteso ‘u Caliaru, pregiudicato;
Claudio Zermo (classe 1980), inteso Ficaruni, arrestato a Genova;
Salvatore Severino (classe 1979), inteso ‘u Cunigghiu, pregiudicato;
Pietro Severino (classe 1957), inteso ‘u Trummutu, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Salvatore Di Primo (classe 1991), inteso Pisciavinu;
Biagio Mannino (classe 1987), inteso ‘u Caliaru, pregiudicato;
Alfredo Bulla (classe 1984), inteso ‘a Zotta, pregiudicato;
Alessio La Manna (classe 1988), pregiudicato;
Massimo Merlo (Biancavilla, classe 1972), pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Roberto Alongi (classe 1976);
Antonino Furnari (Santa Maria di Licodia, classe 1996), inteso Ogghiu vecchiu, pregiudicato;
Agatino Leanza (Santa Maria di Licodia, classe 1994);
Antonino Leanza (Santa Maria di Licodia, classe 1996), inteso Pasticcino;
Carmelo Scafidi (classe 1967), inteso Testa rossa, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Nicola Santangelo (classe 1976), inteso Cola ‘a niura, pregiudicato;
Agatino Perni (Santa Maria di Licodia, classe 1977), pregiudicato;
Giuseppe Maccarrone (classe 1988), pregiudicato;
Pietro Castro (classe 1997), pregiudicato;
Vincenzo Valastro (classe 1995), inteso ‘a Giraffa o Enzu ‘u longu;
Vincenzo Pellegriti (classe 1994), pregiudicato;
Salvatore Scafidi (classe 1997), inteso Testa rossa, pregiudicato;
Sebastiano Salicola (classe 1989), inteso Sebi, pregiudicato;
Giuseppe Sinatra (classe 1995), pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Angelo Bulla (classe 1975), inteso ‘a Zotta, pregiudicato;
Mauro Giuliano Salamone (già Mauro Giuliano Raciti, Santa Maria di Licodia, classe 1991), inteso L’indianu, pregiudicato;
Angelo Calamato (Biancavilla, classe 1980), pregiudicato;
Giuseppe Pietro Lucifora (classe 1977), inteso Pietro Diecimila, pregiudicato;
Alfio Lo Curlo (classe 1992), inteso ‘u Patataru, pregiudicato;
Maurizio Amendolia (classe 1969), pregiudicato;
Alfredo Pinzone (Santa Maria di Licodia, classe 1964), pregiudicato;
Massimo Di Maria (classe 1978), pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Emanuel Bua (classe 1990), pregiudicato.


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Giuseppe Scarvaglieri, detto Pippu 'u zoppu, nonostante la detenzione avrebbe continuato a gestire le attività del clan adranita e vicino ai Laudani di Catania. Tra le principali occupazioni della cosca, le estorsioni sarebbero state talmente redditizie da rendere necessaria una pax mafiosa con i Santangelo-Taccuni. I nomi degli arrestati

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