Linguaglossa, gli ambulatori non lasceranno il San Rocco Asp: «Si va avanti su creazione dell’ospedale di comunità»

Dovrebbe rientrare la prossima settimana l’allarme sulla paventata chiusura definitiva dell’ambulatorio di cardiologia dell’ex ospedale San Rocco di Linguaglossa. Lo assicura il direttore sanitario dell’Asp di Catania, Franco Luca. Da qualche settimana, dopo il pensionamento di un dipendente, il servizio viene erogato a Giarre destando inevitabilmente non poche inquietudini tra i residenti del Comune etneo e di quelli vicini. Il presidio di Linguaglossa resta di fondamentale riferimento per la fascia pedemontana: oltre all’attività ambulatoriale, la struttura ospita il Pte – presidio territoriale d’emergenza – dotato di un’ambulanza medicalizzata sempre più strategica per i Comuni del versante nord dell’Etna specie dopo la chiusura del pronto soccorso di Giarre.

«Si tratta di una sospensione temporanea del servizio dovuta all’iter di riorganizzazione del personale che stiamo ultimando – spiega Luca – già dalla prossima settimana l’ambulatorio di cardiologia e anche quello otorinolaringoiatria torneranno a pieno regime». D’altronde, di ragioni per essere pessimisti, stando all’Asp, ce ne sarebbero ben poche. Si va avanti, infatti, sul progetto di creazione di un ospedale di comunità a Linguaglossa. Qualcosa di cui si discute già da due anni. Negli ultimi giorni sono stati infatti completati i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza del piano superiore del vecchio nosocomio – costati circa 150 mila euro – che adesso sarebbe idoneo ad accogliere una ventina di posti letto. L’idea era nata dopo un incontro fra la VI commissione Servizi sociali e sanitari dell’Assemblea regionale siciliana, il Comune ed i componenti dell’associazione Pro ospedale San Rocco nell’autunno del 2015. Una risoluzione della commissione aveva messo nero su bianco la piena adesione dei parlamentari al piano per l’ospedale di comunità: un modello di struttura sanitaria «leggera», di breve degenza e destinata a casi cronici ma non acuti o gravi, gestita da personale infermieristico con il supporto dei medici di base locali. Tornerebbero dei posti letto alle falde dell’Etna, con l’obiettivo di ridurre disagi e criticità logistiche soprattutto per anziani e famiglie. 

«L’azienda non investe su cose in cui non crede – chiarisce il direttore sanitario dell’Asp – su Linguaglossa sono state impiegate delle risorse perché l’opportunità di creare questo tipo di presidio ci convince pienamente». Luca preannuncia poi una sua visita nei reparti da poco ristrutturati per le prossime settimane. «La conclusione del cantiere ci rende soddisfatti, i progressi ci sono – aggiunge intanto Agata Turnaturi, presidente dell’associazione pro ospedale – auspichiamo che si proceda rapidamente all’istituzione dell’ospedale di comunità». 

Tutt’altra storia, invece, per quanto riguarda il futuro del presidio d’emergenza. Già a luglio le rappresentanze dei medici del 118 avevano avviato le proteste contro il nuovo piano della rete ospedaliera varato dall’assessore regionale al ramo Baldo Gucciardi. I tagli previsti andrebbero ad incidere sul numero delle ambulanze medicalizzate di tutta l’isola e comporterebbero, già dal prossimo autunno, la chiusura dei Pte al di sotto delle 6000 prestazioni annue. Ridimensionamento che coinvolgerebbe anche l’unità d’urgenza di Linguaglossa. Questo sarà uno dei temi al centro del colloquio già fissato per il 19 settembre tra il sindaco etneo Salvo Puglisi e il direttore generale dell’Asp di Catania Giuseppe Giammanco, utile a fare il punto su tutte le questioni ancora aperte intorno al San Rocco. «Seguiamo tutti i ragionamenti con attenzione – dicono dall’amministrazione comunale – l’ex ospedale è per il nostro paese un bene da difendere». 


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