Dal Catanese nell’ultimo anno oltre 2.500 espatri A fare le valigie soprattutto i giovani, pochi rientri

I catanesi continuano a fare le valigie per andare altrove a cercare di costruire il proprio futuro. A fotografare lo stato dei fatti degli italiani residenti all’estero è il Rapporto italiani nel mondo 2017 realizzato da una commissione scientifica della fondazione Migrantes. La fonte dei dati è l’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero (Aire), sia per quanto riguarda la comunità dei migranti con cittadinanza italiana residenti fuori dai confini nazionali nel suo complesso che per quanto concerne le partenze avvenute nell’ultimo anno per tracciare le cifre della mobilità italiana. Ed è significativo che il capitolo dedicato alla Sicilia sia stato scritto da Francesca Marchese, giornalista etnea trapiantata a Londra da quattro anni. 

In questa analisi che descrive la storia dell’emigrazione dall’Italia, la provincia di Catania sta al settimo posto nazionale con un totale 2.581 espatriati nel solo ultimo anno di cui 1.152 donne e 1.429 uomini e sale di una posizione rispetto allo scorso anno in cui aveva registrato 2.289 iscritti all’Aire di cui 1.036 donne e 1.253 uomini. Il principale paese di rimpatrio, per la provincia di Catania, è il Belgio.

Un intero paragrafo del dossier è dedicato a “60 storie ai piedi del vulcano: a Giarre il Museo Etneo delle Migrazioni” in cui si ricorda l’inizio dell’esodo dall’isola nell’Ottocento «quando circa 20 mila persone – si legge nel documento – impiegate nei vigneti dell’area ionico-etnea, devono fare i conti con i danni causati dalla fillossera (insetto che danneggia la vite, ndr). E significativa fu certamente la pressione esercitata dalle Compagnie di Navigazione Transoceanica: agenti e subagenti, sguinzagliati nell’isola, vendevano anche nelle frazioni più remote biglietti a tariffe allettanti. Nella zona ionico-etnea le cifre dell’esodo salgono rapidamente dal 1875 al 1890: 60 partenze nel primo triennio, quasi 100 l’anno fino al 1898, per toccare le 2.500 unità annuali con l’arrivo del nuovo secolo. Un autentico fiume umano – continua – lascia Piedimonte, Fiumefreddo, Linguaglossa, Calatabiano, Mascali, Giarre, Randazzo e Riposto e già nel 1911 la popolazione dell’area registra il primo calo dalla nascita del Regno. La Sicilia, fanalino di coda nel registro nazionale delle partenze di fine Ottocento, che vedeva in testa veneti, piemontesi e lombardi, passò così decisamente in testa. Solo nel 1906 partirono dalla Sicilia oltre 120.000 persone. Nel 1913 oltre 20.000 lasciarono la provincia di Catania, 146.000 la Sicilia: era il picco della grande emigrazione». 

E oggi, dalla Sicilia e anche dalla provincia di Catania, si continua a partire mentre i rientri restano ancora troppo pochi. Nel 2015, infatti, i rimpatri nella provincia di Catania sono stati solo 528 a fronte dei 2.109 espatri. Agata Muni dell’Ufficio Aire di Catania, intervistata dai curatori del rapporto, racconta che «tra i 19.544 iscritti, molti giovani del quartiere di Librino lavorano come operai e camerieri in Germania, cioè Stoccarda, Monaco e Dortmund. Nel Regno Unito, preferiscono Londra e Southampton. Seguono i paesi dell’Est, specie la Repubblica Ceca, il Brasile, l’Australia, l’Olanda che ha avuto un balzo in avanti rispetto all’anno precedente, Singapore e gli Emirati Arabi. Giovani, ma anche pensionati che si spostano perché ci sono troppe tasse. E i rientri sono pochi».

Altra voce della provincia etnea è quella del vicesindaco di Mirabella Imbaccari, Filippo Granato. «I giovani di qui imparano il tedesco in una scuola di lingua nata apposta per gli aspiranti emigrati. Ancora oggi – spiega – c’è un autobus settimanale diretto a Sindelfingen, sede della Mercedes. Altri centri sono Schöneich, dove lavora come consigliere comunale il mirabellese Gaetano Venezia, Böblingen e Calw, dove ogni settembre si svolge la Festa di Maria Santissima delle Grazie. Già l’anno scorso, alcuni imprenditori tedeschi sono venuti in paese perché interessati alle mandorle, agli asparagi e allo zafferano locali». Mirabella Imbaccari – il paese di origine anche di Salvatore Aranzulla – è al nono posto fra i Comuni siciliani per incidenza Aire nel 2017, con 6.208 iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero

Gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero per solo espatrio nell’ultimo anno della provincia di Catania – che, di quelle siciliane, è seconda solo a Palermo – sono 2.581 di cui il 44,6 per cento donne; il 22,7 per cento da 0 a 14 anni; l’11,5 per cento dai 15 ai 24 anni; il 31,2 per cento dai 25 ai 34 anni; il 19,1 per cento dai 35 ai 49 anni; l’8,6 per cento dai 50 ai 64 anni e il 6,9 per cento di over 65. E i primi cinque Paesi di residenza per gli iscritti all’Aire della provincia di Catania sono la Germania con 42.783 iscritti, seguita dalla Svizzera con 21.575, poi dall’Argentina con 16.582, dall’Australia con 7.724 e infine dalla Francia con 6.271.

Gli iscritti all’Aire della provincia di Catania in tutto sono 120.773 di cui il 47,2 per cento donne; il 16,1 per cento da 0 a 17 anni; il 25,4 per cento dai 18 ai 34 anni; il 23,3 per cento dai 35 ai 49 anni; il 19,5 per cento dai 50 ai 64 anni e il 15,7 per cento degli over 65. Per l’incidenza di cittadini italiani iscritti all’Aire nei comuni tra 100mila e 10mila abitanti in provincia di Catania al nono posto troviamo Grammichele con 4.480 su una popolazione di 13.347, dunque con una incidenza del 33,6 per cento; al diciassettesimo posto Randazzo con 3.184 su una popolazione di 10.810, dunque con una incidenza del 29.5 per cento; al ventinovesimo posto Adrano con 8.696 su 35.894 con un 24,2 per cento di incidenza; poi al trentatreesimo, trentaquattresimo e trentottesimo posto rispettivamente Bronte (4.551 su 19.116), Ramacca (2.400 su 10.901) e Palagonia (3.586 su 16.639). Mentre nei comuni con oltre 100mila abitanti nella graduatoria nazionale Catania è al decimo posto con 19.448 iscritti all’Aire su 313.396 con una incidenza del 6,2 per cento. 


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