Caso Molino, indagini sul presunto abuso d’ufficio Coinvolti il sindaco Bianco e quattro dirigenti etnei

Concorso in abuso d’ufficio. Sarebbe questa l’ipotesi di reato alla base di un’inchiesta della procura di Catania sulla vicenda che interessa Nuccio Molino, capo ufficio stampa del Comune di Catania spostato in un altro ufficio da quando Enzo Bianco è stato eletto sindaco. La notizia, diffusa questa mattina dal quotidiano LiveSicilia, riguarderebbe gli avvisi di garanzia emessi diverse settimane fa dalla magistratura etnea. Oltre al primo cittadino Bianco, risulterebbero indagati dirigenti ed ex dirigenti del Comune di Catania: Massimo Rosso, attuale ragioniere generale; Beppe Spampinato, capo di gabinetto del sindaco dimessosi ieri, ufficialmente per motivi di salute; Valerio Ferlito, in pensione dal 30 giugno 2014, ex capo del personale; e Roberto Politano, direttore del personale. 

Secondo quanto appreso da MeridioNews, gli interrogatori di Rosso, Politano e Ferlito – di fronte al procuratore – si sono già svolti, poco dopo l’invio dell’informazione di garanzia che tutt’e tre confermano di avere ricevuto. Nonostante i ripetuti tentativi, non siamo riusciti a metterci in contatto con l’ex capo di gabinetto Spampinato. In base a quanto riferito da fonti vicine al primo cittadino, a Enzo Bianco non sarebbe arrivata – almeno fino a questa mattina – nessuna notifica da parte degli inquirenti. Fatto, quest’ultimo, sostenuto anche dal legale di fiducia del sindaco, il professore Giovanni Grasso

L’affaire Molino, oltre che nelle aule del tribunale di piazza Verga, è in discussione di fronte al tribunale del Lavoro. Dove Molino, giornalista professionista, ha chiesto un risarcimento dei danni biologici, d’immagine e morali che dovrebbe aggirarsi intorno ai 200mila euro. Una prima soluzione alla questione – almeno davanti alla giudice del Lavoro – dovrebbe arrivare entro la fine del 2017. Mentre l’inchiesta della magistratura in sede penale procede parallelamente. I fatti contestati al sindaco e ai suoi dirigenti sono gli stessi di cui si discute dal 2014: prima lo spostamento, nel 2013, da Palazzo degli elefanti alla direzione Sport, negli uffici dello stadio Angelo Massimino; poi un altro a novembre 2014, in quelli delle Relazioni con il pubblico, che nel frattempo erano stati trasferiti dal municipio in piazza Matteotti. Infine, più di recente, un altro trasloco all’ufficio Politiche comunitarie, a Palazzo Gandolfo.

Tutti fatti che, secondo i magistrati catanesi, avrebbero comportato un «effettivo demansionamento» di Nuccio Molino. «Finalmente la procura della Repubblica intende fare luce sull’uso proprietario e padronale della macchina amministrativa che ha messo in atto il sindaco – si legge in una nota diffusa da Catania bene comune a commento della notizia – Il caso della rimozione del legittimo capo dell’ufficio stampa del Comune è importante e rilevante perché emblematico del modo di concepire il potere, il mandato elettorale e l’istituzione comunale che ha il primo cittadino Enzo Bianco». «Al di là della questione giudiziaria – scrive invece Sebastiano Arcidiacono, vicepresidente vicario del Consiglio comunale e da sempre oppositore della giunta – È più che mai urgente ripristinare il corretto buon andamento della comunicazione istituzionale, al Comune usata in questi anni come ufficio propaganda del sindaco». 

Da parte dei dirigenti protagonisti della vicenda, nel frattempo, non arriva al momento nessun commento ufficiale. Il Comune di Catania invece ha inviato, intorno alle 18, una nota di precisazione: «Enzo Bianco non ha ricevuto alcuna notizia in merito dalla procura, né avviso di garanzia né invito a rendere interrogatorio – si legge – Pertanto il sindaco non può commentare una notizia che sconosce». In merito agli spostamenti di Nuccio Molino, poi, aggiunge: «Sono stati pienamente confacenti alle sue mansioni e si è trattato di atti di normale amministrazione e microrganizzazione interna. Il dottor Molino, infatti, non è stato affatto demansionato». 


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Gli avvisi di garanzia sarebbero stati notificati a Massimo Rosso (attuale ragioniere generale), Beppe Spampinato (capo di gabinetto, dimessosi ieri), Valerio Ferlito (capo del personale in pensione dal 2014) e Roberto Politano (direttore del personale). Secondo quanto si apprende, il primo cittadino non avrebbe ricevuto notifiche

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