Etna, nuovi confini per le escursioni con le guide «Limiti solo per accompagnamento professionale»

C’è voluta la notizia della denuncia ai danni di una presunta guida abusiva per accendere la luce su uno degli ultimi provvedimenti varati dal governo regionale uscente in materia turistica. Per il lancio definitivo delle nuove guide di media montagna (gmm), figura tanto voluta dall’ormai ex assessore regionale del Turismo Anthony Barbagallo, era infatti necessario redigere una perimetrazione – per quel che riguarda l’Etna –  che definisse gli ambiti territoriali dove tali guide potessero esercitare l’accompagnamento escursionistico, in parallelo alle guide alpino-vulcanologiche già sul campo. A quest’ultima categoria appartengono i professionisti della montagna che da sempre lavorano con le escursioni fino alla cima del vulcano; la categoria neoistituita, invece, sarà abilitata all’accompagnamento lungo sentieri turistico-escursionistici, parchi e riserve naturali di Sicilia ad eccezione delle aree già di competenza di altre figure professionali. Come nel caso, appunto, della zona sommitale etnea, di pertinenza delle guide vulcanologiche riunite nel Collegio regionale presieduto da Biagio Ragonese. Quanta parte, in concreto, del cono del Mongibello possa in effetti ritenersi zona sommitale lo ha stabilito appunto la perimetrazione varata da Barbagallo con un decreto assessoriale dello scorso 20 ottobre. 

Dando un occhio alla mappa allegata al provvedimento – che sembrerebbe peraltro parecchio risalente, visto che non annovera i mutamenti nella morfologia dell’Etna come i crateri nati sia a nord che a sud nel periodo 2001-2002, tra le mete turistiche più gettonate – emerge che, in linea di massima, dai 1900-2000 metri di quota in su scatta il veto per accompagnamenti alternativi a quelli effettuati dalle guide vulcanologiche. Un dato accolto dai frequentatori della montagna patrimonio Unesco con un misto di perplessità e sdegno. Dentro il perimetro della zona rossa disegnata dall’assessorato del Turismo, ci sono infatti popolari mete escursionistiche etnee come il sentiero Schiena dell’asino, l’intera Valle del bove, la Grotta del gelo e le lave dei Dammusi e – sebbene non indicata dalla cartina adottata dalla Regione, perché appunto troppo vecchia – l’area dei crateri del 2002 vicino Piano Provenzana. Ma anche, fra l’altro, il sentiero di Serracozzo, vicino al Rifugio Citelli. Il Parco dell’Etna che ne pensa? Nessuna traccia dell’ente guidato da Marisa Mazzaglia, sebbene sia competente per la fruizione del patrimonio naturalistico montano. 

«Non potremmo più fare queste escursioni così facili senza pagare?», si è chiesto sul momento qualche appassionato. «Salire sino a Torre del Filosofo – a quota 2900, ai piedi dei crateri sommitali – è solo questione di camminata, non ci sono passi esposti, non c’è progressione alpina, non si devono utilizzare corde, ramponi, soste, quindi non ha senso precludere quella zona limitando l’esercizio alle guide alpine», scrive ad esempio su Facebook la guida naturalistica Giuseppe Maria Amato, invocando la revoca in autotutela del decreto da parte del nuovo governo regionale di Nello Musumeci. «Il decreto in realtà è chiarissimo – replica a MeridioNews Biagio Ragonese, presidente del Collegio regionale delle guide vulcanologiche – si fa riferimento solo alle attività di accompagnamento a titolo professionale e non ci sono limitazioni per i semplici escursionisti, fermo restando il rispetto delle ordinanze di Protezione civile».

Le restrizioni alla fruizione dell’Etna scattano infatti in caso d’emergenza e vengono regolamentate, di volta in volta, da ordinanze dei sindaci dei dieci Comuni che si dividono la zona sommitale in spicchi di competenza territoriale. Un sistema non del tutto oliato e puntuale poiché per amministrazioni come Nicolosi o Linguaglossa l’area montana riveste un’importanza strategica, mentre gli altri centri si trovano talvolta nella loro giurisdizione territori desertici e quasi inaccessibili. L’ultima ordinanza del sindaco di Nicolosi Angelo Pulvirenti fissa – per quel che riguarda il versante sud dell’Etna dove insistono la stazione turistica di Rifugio Sapienza e la funivia – la quota limite per l’accesso libero ai 2700 metri. Da lì e fino ai 2900 metri scatta l’obbligo dell’accompagnamento di una guida vulcanologica e, dai 2900 fino alle bocche del vulcano, l’obbligo a condurre in vetta gruppi al massimo di venti persone equipaggiate di elmetti protettivi. Prescrizioni che, naturalmente, potrebbero cambiare in caso di eruzione o altre variazioni dell’attività eruttiva del vulcano. 

La querelle fra nuove e vecchie guide, così, deve fare i conti con il nuovo equilibrio sancito dalla perimetrazione del decreto Barbagallo. Dai 2000 metri in giù campo libero per le nuove guide di media montagna; dai 2000 metri in su si resta nella competenza delle guide vulcanologiche. La speranza su cui però in pochi sembrano voler puntare è che, tramite la nuova figura, si ponga un freno all’abusivismo dilagante soprattutto alle quote più basse, complice un sistema di controlli sporadico quando non inesistente. 

Dopo le polemiche dei mesi scorsi, in realtà, le due categorie sembrano aver siglato una tregua. «Abbiamo avvallato questa perimetrazione perché convinti che adesso la Sicilia possa fare giurisprudenza a livello anche internazionale – dice Carmelo Nicoloso, vicepresidente di Federescursionismo Sicilia e convinto sostenitore della creazione delle gmm – si fa un passo verso la liberalizzazione del mercato escursionistico. Sebbene il sistema resti comunque migliorabile, la palla comunque passa ormai al futuro assessore regionale del Turismo». Circa 200 persone, intanto, hanno presentato la loro candidatura – già all’esame di una commissione della Regione – per l’iscrizione nel nuovo elenco speciale delle guide di media montagna. 


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