Patto per Catania, 1,7 miliardi per lo sviluppo etneo Strutture attese da anni e chance da non mancare

Una colata di denaro che deve trasformare Catania in un rumoroso mosaico di cantieri. Fondi che, se non finiranno sprecati, potrebbero rappresentare una tra le ultime occasioni per riequilibrare lo sviluppo della città, rilanciarne l’occupazione, riordinare e modernizzare il funzionamento delle principali infrastrutture. Il Patto per Catania, firmato nell’aprile 2016 dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi e dal sindaco Enzo Bianco, è un ampio contenitore di investimenti. Un meccanismo imprevedibile – come lo sono spesso i flussi di denaro pubblico, per lo meno in termini di reali ricadute sul territorio – che entrerà «a regime» in un anno che si apre con un piede e mezzo in campagna elettorale per le Amministrative. 

Quasi 800mila euro provenienti dal fondo nazionale Sviluppo e coesione e da risorse aggiuntive del Pon Metro verranno gestiti da una cabina di regia composta da istituzioni e stakeholder, insieme ad altre linee di finanziamento come lo stesso Pon, il Po Fesr 2014-2020, il programma Periferie e il piano di recupero di corso dei Martiri. Per un totale di oltre un miliardo e 700 milioni spendibili fino al 2020 che, a loro volta, potrebbero generare investimenti privati da centinaia di migliaia di euro. 

I capitoli di spesa del Patto, rimodulati una prima volta alla fine di ottobre dagli uffici comunali e tuttora in via di rimaneggiamento, prevedono interventi in cinque macro settori: infrastrutture, ambiente, sviluppo economico e produttivo, turismo e cultura, sicurezza e politiche sociali. Il primo insieme, quello delle opere infrastrutturali, contiene progetti di grande impatto urbano: 49 milioni per il rifacimento, al porto, del mantello di protezione del molo di Levante, oltre sei milioni e mezzo per la rete del metano al quartiere Cibali, quasi 38 milioni per la costruzione della strada di collegamento tra i Comuni della zona Etna sud e la tangenziale, 24 milioni per riqualificare il viale Alcide De Gasperi con le vie di fuga Europa-Rotolo e Rotolo-Ognina. 

Senza contare che l’opera di maggior rilievo prevista per il macro settore dell’ambiente è anch’essa un’infrastruttura strategica: si tratta dei primi due lotti dell’impianto di depurazione dei reflui e del completamento delle fognature di San Giorgio, lavori per i quali ci sono quasi 410 milioni di euro. Nel capitolo verde del Patto anche 38 milioni da spendere per la sistemazione idraulica dei torrenti Forcile, Nitta e Bummacaro e per la manutenzione periodica del Carcaci e 500mila euro per la riqualificazione del piazzale delle Carrozze alla villa Bellini. «Questo – spiega una fonte di MeridioNews – è uno degli interventi che partiranno a breve, insieme agli orti urbani, per i quali abbiamo 1,3 milioni, e la pista ciclabile di Librino, da coprire con un milione e 200mila euro. Pronti – conclude – anche per i primi lavori alla zona industriale». 

Per rimanere ancora alle strutture – e a Librino – il Patto contempla oltre 710mila euro per la riqualificazione del campo di rugby San Teodoro. Per la messa in sicurezza, l’adeguamento e la ristrutturazione di edifici scolastici – lavori già scattati lo scorso giugno – la previsione è invece di 12,1 milioni di euro. Anche gli ambienti cittadini dove si produce cultura si ritrovano in presenza di occasioni da non perdere. Lo sono sicuramente i 24 milioni per rendere funzionale la rete museale, il milione e mezzo per l’acquisto e la riqualificazione del teatro Musco e i quattro per la sistemazione del teatro Moncada. Agli sportivi, infine, non dispiacerà sapere che 6,1 milioni sono destinati al recupero del PalaNesima


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