Via Cristoforo Colombo, occupato ex Hard Rock Cafè  «Era chiuso da dieci anni, adesso torni un luogo vivo»

I giovani membri della Comunità resistente piazzetta da questa mattina hanno occupato i locali abbandonati, da oltre dieci anni, dell’ex Hard Rock Cafè di via Cristoforo Colombo a Catania. «Vogliamo riprenderci gli spazi della nostra città, sottraendoli all’abbandono e al degrado, entrare e radicarci nei quartieri popolari, vivere ogni giorno le contraddizioni della gente e le ingiustizie sociali per poterle toccare con mano, provando a risolvere attraverso la costruzione di reti solidali e alternative sociali e politiche», spiega a MeridioNews Alessia Brunetto, una studentessa di 20 anni iscritta alla facoltà di Scienze politiche che è una delle portavoce del gruppo.

La struttura che un tempo ospitava l’Hard Rock si trova tra il quartiere Angeli Custodi e la pescheria ed è di proprietà dell’Unicredit«Da oltre dieci questa struttura è abbandonata e completamente in disuso, per questo – commenta Alessia – abbiamo deciso di renderlo di nuovo vivo e usufruibile da chiunque abbia voglia, come noi, di mettersi in gioco e cambiare le cose». La Comunità resistente piazzetta nasce come gruppo studentesco all’interno dell’istituto tecnico industriale Archimede di viale Regina Margherita e deve il suo nome proprio al radicamento nel territorio. «Il primo luogo che abbiamo riabilitato – precisa la giovane – è proprio piazza Santa Maria di Gesù che prima era solo un luogo di spaccio ma con i nostri interventi è diventato un luogo di aggregazione sociale dove c’è anche una libreria popolare molto frequentata».

Il nome che hanno scelto per questa nuova vita dei locali e per il centro popolare occupato è Colapesce. «Come quello del protagonista della leggenda siciliana, Cola, che fu mandato dall’imperatore Federico II di Svevia nei fondali marini per esplorare la regione. Come Colapesce – affermano i giovani – che non risalì mai più perché si accorse delle crepe presenti in una delle colonne che sorreggevano la Sicilia, vogliamo sorreggere questa terra che amiamo per fare in modo che non crolli».

Oggi a far parte del gruppo, presente in sei scuole superiori della cittadina etnea e di cui fanno parte anche studenti universitari, sono circa una cinquantina di giovani dai 14 ai 24 anni che hanno abbellito non solo fisicamente quella piazzetta ma che organizzano lì anche corsi gratuiti di chitarra o di hip hop per i ragazzini del quartiere. «Ci occupiamo di politica e di sociale in senso ampio – spiegano – e raccogliamo tutte le problematiche delle persone sul territorio lavorando sempre a partire dal basso specie nei quartieri popolari dando alla gente gli strumenti utili per riappropriarsi degli spazi ma senza mai cedere alla retorica dell’assistenzialismo».

Dalla piazzetta si sono spostati adesso in quei luoghi che da anni sono inutilizzati. «Vogliamo riaprire quei locali non per nostre esigenze personali – ci tiene a precisare Alessia – ma per rimetterli a disposizione del quartiere e renderli di nuovo vivi». I giovani sono già a lavoro con interventi di ristrutturazione, anche se la struttura è ancora senza elettricità. «Stiamo ripulendo tutto e anche sistemando una parte del tetto che era crollata e intanto pensiamo già alle numerose attività che potremmo fare una volta che tutto sarà pronto: da un’aula studio aperta a tutti al doposcuola popolare per i bambini le cui famiglie non hanno possibilità economiche, da uno sportello che ascolti le esigenze del quartiere in particolare dei giovani che sono alla ricerca di lavoro, ma anche laboratori con attività ludiche e ricreative per i più giovani. Sicuramente verranno presto a sgomberarci ma noi non ci arrendiamo e, anzi, resistiamo».  Appoggiati dalle persone del quartiere, i giovani hanno organizzato per domani una assemblea pubblica e anche una cena popolare per autofinanziare i lavori di ristrutturazione che sono già iniziati. 


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