Un annuncio fra l'ambizioso e l'azzardato parrebbe riscrivere i controni dell'approdo di una succursale della celebre istituzione a Catania. Il sindaco Nello Oliveri conferma tutto, ma ridimensiona i toni: «Abbiamo messo a disposizione dell'assessorato regionale Palazzo Riggio». Sul museo sono però coinvolti tutt'altri enti
Museo Egizio, adesso si fa avanti anche Aci Catena «Dialogo con Musumeci», ma non decide la Regione
«Visti
i buoni rapporti tra il sindaco Nello Oliveri e il presidente Nello Musumeci, due mesi fa abbiamo chiesto di allocare a palazzo Riggio una parte del Museo Egizio che sarà allestito a Catania». Con queste parole l’assessore di Aci Catena Angelo Russo ha spiazzato tutti in consiglio comunale, svelando un programma inaspettato. «La nostra richiesta è stata accolta positivamente dall’assessorato regionale dei Beni culturali, che a breve invierà dei funzionari per valutare se l’edificio sarà in grado o meno di accogliere il museo», spiega Russo a MeridioNews.
Un annuncio certamente roboante, a metà tra ambizione e azzardo, spuntato durante l’ultima seduta consiliare. Con un atto di indirizzo il consigliere
Rosario Sorbello ha chiesto di implementare i lavori in corso all’interno del prestigioso immobile, attualmente chiuso per la mancanza delle certificazioni antincendio. L’intoppo burocratico dovrebbe essere superato a marzo, mentre sarebbero già arrivati i primi libri destinati agli spazi che, a sentire l’amministrazione, dovranno ospitare una biblioteca, una sala musica e altri servizi per i giovani. Le sale del palazzo è previsto che vengano arredate con un finanziamento da 200mila euro proveniente dal Gal Terre di Aci.
Che una succursale del Museo Egizio di Torino possa aprire a Catania è eventualità complicatasi già da un po’. Adesso c’è pure l’incognita Aci Catena: non è chiaro come il Comune guidato da Oliveri possa inserirsi nell’iter avviato dall’amministrazione del sindaco Enzo Bianco. Anche perché la Regione, nella vicenda, c’entra poco o niente. Nonostante i pareri positivi della presidente del museo torinese Evelina Christillin, del presidente della Fondazione Museo Egizio Christian Greco, suffragati anche dal premier Paolo Gentiloni e dal ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini, l’allestimento catanese del museo è stato bloccato da diversi problemi burocratici. Nel frattempo è in corso un cantiere di ristrutturazione nell’ex convento di via Crociferi, la sede prescelta da Bianco. Per il momento tra Torino e Catania passa solo un sodalizio che sarà battezzato con la mostra temporanea «Missione Egitto 1903 – 1920».
Alla burocrazia si aggiungono le polemiche a sfondo politico.
Vittorio Sgarbi, assessore regionale dei Beni culturali – lo stesso con cui il Comune di Aci Catena ha aperto il dialogo – pochi giorni fa ha esternato tutte le sue perplessità sull’apertura del museo in via Crociferi. A lui si è aggiunta la leader di Fratelli d’Italia – partito vicino al sindaco Oliveri – Giorgia Meloni, parlando domenica scorsa a Bagheria. La stessa che in questi giorni ha protestato vivamente contro Christian Greco per le riduzioni rivolte alle coppie musulmane. Poi ci sono le incognite sulla sostenibilità economica dell’operazione. A Torino il mantenimento di tutta la struttura passa da diversi enti, prima fra tutte la Fondazione Museo Egizio, organo privato, sostenuto dal ministero dei Beni Culturali e dalla Banca San Paolo.
«Non ero presente in aula quando è stata data la notizia – afferma il sindaco Oliveri a
MeridioNews – volevo tenere per me la cosa, ma ormai è di dominio pubblico: due mesi fa abbiamo fatto sapere alla Regione di essere disposti a offrire palazzo Riggio per ospitare una parte del museo egizio, qualora non si facesse a Catania». Oliveri ammette che vede molto lontana l’ipotesi: «Dubito che diano questa possibilità a una realtà piccola come Aci Catena, ma per noi sarebbe motivo di prestigio e un’occasione per far conoscere il nostro territorio». Il sindaco ridimensiona la questione non aggiungendo altro: «Qualora avvenisse, noi metteremo a disposizione solo i locali, senza costi di gestione – continua – Altro non so dire».