Il giorno dopo l’esplosione mortale nel deposito di bici Chi era l’anziano solitario con la passione per il riciclo

A terra restano un brandello di camicia, i pezzi di una macchina sventrata ma sopratutto calcinacci e tanto vetro. Il risveglio di via Garibaldi è nel segno del lutto. Qui, poco più di 12 ore fa, hanno perso la vita due vigili del fuoco, Dario Ambiamonte (39 anni) e Giorgio Grammatico (37 anni), e un residente, il 75enne Giuseppe Longo. Uccisi da un’esplosione avvenuta quando non erano ancora le 20. «Sentivamo puzza di gas e abbiamo chiamato i soccorsi. Prima dell’arrivo dei pompieri abbiamo anche provato a bussare ma non ha risposto nessuno». A parlare è Franco, un imprenditore che da un po’ di tempo si è trasferito ad Ancona. Ieri, però, era a Catania, nei pressi delle casa-bottega esplosa in aria. Un immobile con due punti luce, forse collegati: uno su via Garibaldi, al civico 323, e l’altro in via Sacchero 8. Stando al racconto del testimone i vigili, dopo essere arrivati sul posto, hanno fatto un primo controllo nella stradina secondaria, subito dopo si sarebbero spostati sull’arteria principale. «Erano davanti via Garibaldi e c’è stato un botto tremendo – continua – ma non ho visto la scena in modo chiaro».

Mentre l’uomo racconta la sua versione, davanti all’ingresso dello stabile su via Garibaldi c’è un presidio di residenti e curiosi. Qualcuno ha lasciato dei fiori, in un mazzo con una striscia tricolore c’è la dedica «alle vittime dei vigili del fuoco». Tutti, tra voci di quartiere e conoscenze più o meno dirette, raccontano del tempo trascorso da Longo a due passi dal Fortino. «Non è da tanto che viveva nella bottega – raccontano un ragazzo e una signora che gestisce un centro scommesse – Prima di trasferirsi qui, usava questo spazio per accumulare biciclette. Così tante che arrivavano fino al tetto». In mezzo c’è stato il trasferimento da via Palermo, dove l’anziano viveva, usando la bottega di via Garibaldi solo come negozio-officina. Poi, la passione per le due ruote e la tendenza ad accumulare anche oggetti più o meno ingombranti – raccattati per la città e stipati sia in casa che per le scale del condominio – lo hanno fatto litigare con i vicini. Così Longo decide di trasferirsi al Fortino, ma prima deve fare spazio e vende quasi tutte le biciclette. Qualcuno le ha comprate in stock e adesso si trovano online a venti euro. In entrambe le sue abitazioni, nessuno ricorda di averlo visto in compagnia di parenti. «Forse ne aveva qualcuno al Nord», dice un signore del Fortino, ma non ci giurerebbe.

«Ogni tanto ci portavo mio figlio», spiega un residente, originario delle Mauritius. Perché Longo, da tutti tratteggiato come una «persona riservata e autoritaria», le bici le riparava pure. «Gonfiava le camere d’aria e sistemava la catena», continua il testimone. «Due mesi fa si era occupato dei mezzi dei miei nipoti, aveva cambiato il copertone e un campanello», gli fa eco Pietro. Lui abita in via Barbagallo Pittà, una traversa minuscola proprio di fronte alla bottega esplosa in via Garibaldi. Accertata la morte delle tre persone adesso il nodo cruciale di questa tragica vicenda è capire l’esatta dinamica di quanto avvenuto. Cosa ha provocato l’esplosione? Si domandano tutti. La risposta si annida in mezzo a mille voci, ognuna delle quali deve essere presa con le pinze. Un testimone, per esempio, giura di avere visto i vigili del fuoco provare ad aprire l’ingresso della bottega di via Garibaldi. «Avevano uno strumento per il taglio in mano, qualcuno gli ha detto “Che state facendo?“, ma loro gli hanno risposto di spostarsi e subito dopo c’è stata l’esplosione». Ipotesi, quello del taglio di un lucchetto, che però da ieri viene esclusa dai pompieri. A dovere fare chiarezza sarà la procura di Catania, che ha delegato la squadra mobile per le indagini. Per il momento c’è una persona indagata, con l’ipotesi di reato di omicidio e disastro colposo. Si tratta del 38enne capo squadra Marcello Taormina. Al momento in condizioni gravi, ma non in pericolo di vita, ricoverato insieme a un altro ferito all’ospedale Garibaldi vecchio.

L’altra pista è quella, non confermata, di un suicidio. Ieri i soccorritori hanno portato fuori tre bombole. «Negli ultimi giorni avevo visto il signor Longo. Mi era sembrato normale ma non ho fatto particolarmente caso al suo atteggiamento», racconta un residente. Per prelevare l’artigiano, dopo l’esplosione, i vigili sono entrati anche dal civico otto di via Sacchero. Un locale un tempo adibito ad autolavaggio. All’interno, dopo l’esplosione, è crollato anche un muro che separava l’attività dalla bottega dell’artigiano 75enne. Durante la mattina in via Garibaldi è arrivato anche il comandante nazionale dei vigili del fuoco Gioacchino Giomi: «Tutto è in mano alla magistratura. Noi daremo il nostro apporto per gli accertamento tecnici ma per il momento ci occupiamo delle famiglie, sia delle persone decedute che dei sopravvissuti». 


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