Fava, Boldrini e Bindi per riunire la sinistra etnea? «Discontinuità da Bianco non sia testimonianza»

«Si parlerà poco o nulla di Amministrative, occorre capire prima di tutto se e come organizzare il movimento». Lo anticipa a MeridioNews Claudio Fava, il deputato regionale leader dei Cento passi, la formazione progressista che oggi, con la presenza di Laura Boldrini e Rosy Bindi, terrà un’attesa assemblea regionale a Catania. In verità proprio la prossima tornata elettorale siciliana potrebbe diventare un test decisivo per le ambizioni del contenitore della sinistra, a metà del guado fra rilancio e stallo politico dopo l’entrata per il rotto della cuffia all’Ars e la «sconfitta storica» dei cugini di Liberi e uguali alle Politiche. 

Fava si mostra pienamente consapevole del momento cruciale e vorrebbe interpretare la fase con lo stesso spirito di «aggregatore» che ha animato la sua corsa alle ultime Regionali. «La mia funzione adesso passerà all’assemblea che si riunirà – spiega uno dei fondatori de La Rete – prima andavano create le premesse per avere una soggettività politica, adesso serve un’agorà di confronto per una nuova generazione di testimoni». Il deputato guarda a nuove energie che aiutino i Cento passi ad essere più «di una somma imperfetta di piccoli corpi». Nell’ex lista, ci si augura, dovrebbero infatti convivere ancora i partiti che si pongono oltre il Pd come Sinistra italiana, Possibile, Articolo uno – sul piano nazionale confluiti in Liberi e uguali – fino alla falce e martello di Rifondazione. «Vorrei una comunità di uomini e donne piuttosto che un semplice patto – prosegue Fava – aperta a pezzi della vita reale che scorre fuori dai palazzi».

Sono ragionamenti che, con le urne alle porte, diventano ancor più densi di implicazioni. A partire da Catania, dove la sinistra, in chiave Amministrative, si trova davanti all’ennesimo bivio fra frammentazione e unità. La base della ex lista Cento passi sembra pronta a lanciare un’autonoma candidatura a sindaco – senza comunque rinnegare l’esperienza Fava e, anzi, rivendicandone i meriti – a partire dallo schema Catania Bene Comune, il gruppo che nel 2013 schierò l’attivista Matteo Iannitti. Proposito che piace anche ai fuoriusciti dem bersaniani come Paolino Mangano, a Rifondazione, Possibile e Potere al Popolo. Quest’ultima sigla si riunirà, sempre nel pomeriggio, per ratificare una scelta ormai fatta: il simbolo non correrà alle Comunali, ma l’area dei centri sociali sarà pronta a convergere su una eventuale aggregazione gauchiste. Che Iannitti non guiderà di nuovo: l’idea è di affidare le chiavi a una donna, anche a riconoscimento del ruolo di certe istanze femministe.

Sugli spasmi della sinistra catanese incombe la candidatura del civico ma non troppo Emiliano Abramo, il capo della comunità di Sant’Egidio che ha creato il movimento Ѐ Catania. C’è chi vede in lui, specie fra gli ex Pd di più recente rottura, un naturale approdo. L’ex governatore Rosario Crocetta, poi, ha anticipato tutti accordandosi già a febbraio con Abramo: il suo luogotenente ex assessore Luigi Bosco si sta occupando di assemblare un plotone di candidati consiglieri. Confluire sul docente cattolico significherebbe però, secondo qualcuno, relegare la sinistra a un ruolo ancillare. Senza garanzie, peraltro, sull’effettiva carica di rottura di Abramo rispetto al «sistema di potere» che governerebbe Catania da anni.

All’assemblea dei Cento passi toccherà diradare anche queste nubi. Claudio Fava detta le sue priorità in tal senso: «Catania ha bisogno di assoluta discontinuità politica, a partire dall’esperienza di Enzo Bianco, con un’idea di città diversa, dove i vantaggi per la collettività si sostituiscano al cemento su cemento». Occorre, in tal senso, non avere paura delle urne: «La discontinuità non è semplice testimonianza, dobbiamo essere presenti nelle assemblee elettive per poter governare dall’opposizione». Possibile, dunque, che nel richiamo alla vita fuori dai partiti di Fava ci sia in filigrana proprio un’apertura – oggi di credito, domani elettorale – verso Abramo. I colloqui d’altronde ci sono stati, ma sono serviti? «Vorrei uscire da questa idea del dialogo. Si parla con tutti, ma il punto è avere la stessa visione, la stessa autonomia – risponde Fava – A Catania quasi tutti i candidati sindaco da sempre vanno a rendere omaggio a sua maestà Mario Ciancio, ad Abramo va dato atto di non averlo fatto. Mi sembra ci sia da parte sua una forte vocazione alla discontinuità»


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