Il sistema corrotto all’ispettorato del lavoro di Catania «Assunzioni, audizioni finte e direttore a disposizione»

Un ufficio pubblico diventato la trave portante di un presunto sistema «devastante» fatto di corruzione, fascicoli che sparivano, promesse di assunzioni e un direttore senza freni inibitori che al primo posto avrebbe messo soltanto la sua carriera. A muovere le corde ci avrebbe pensato la politica, quella spregiudicata. Tanto da non fermarsi nemmeno quando c’era da sottrarre dei documenti per evitare la sanzione a un imprenditore che i voti li cerca e li porta a casa. È il quadro generale che emerge dall’operazione della guardia di finanza Black Job. L’ufficio territoriale di Catania avrebbe dovuto contrastare il lavoro nero, ma in realtà si sarebbe fatto tutt’altro. Di questo è convinta la procura di Catania e il giudice per le indagini preliminari che ha firmato la misura degli arresti domiciliari per quattro persone, mentre per altre cinque è scattata l’interdizione all’esercizio dell’attività professionale

Al primo gruppo appartengono Tito Domenico Amich, direttore dell’ispettorato del lavoro di Catania, e l’ex deputato regionale Marco Forzese. Camaleonte della politica siciliana, non eletto alle ultime Regionali in cui era candidato con Alternativa popolare (coalizione di centrosinistra), che negli uffici pubblici dell’ispettorato si sarebbe mosso a proprio agio. Tanto da essere ripreso da una telecamera nascosta mentre infila dentro il giubbotto dell’imprenditore Salvatore Calderaro, titolare di una tabaccheria nel Calatino, una pratica riguardante una sanzione da seimila euro. «È venuto da Castel di Iudica dove devi sapere che io sono uno dei più votati grazie a questo signore qua», diceva il politico ad Amich, senza sapere di essere intercettati. «Si, va be, so che cosa devo dire al collega», replicava il direttore. «Io con te sono sempre stato amico e te l’ho dimostrato in tutte le salse», continuava Forzese. Il rapporto tra i due si sarebbe basato su alcuni incarichi alla Regione siciliana. Tra questi quello riguardante la nomina come componente della commissione di esami per l’abilitazione dei consulenti del lavoro della Regione. «Il direttore ormai agiva senza freni inibitori – spiega il sostituto procuratore Fabio Regolo, titolare dell’inchiesta -. Cercava in maniera diretta i principali personaggi della politica per potere ottenere nomine e una carriera lampo».

In questo sistema di presunti corruttori e corrotti il direttore avrebbe agito anche per provare a favorire l’assunzione di alcuni parenti. Ed è qui che entra in gioco Franco Luca, medico originario di Maletto e direttore sanitario dell’azienda sanitaria provinciale di Catania. Il camice bianco, sospeso per 12 mesi dall’esercizio del suo ruolo, dal 2009 al 2015 è stato rappresentante legale dell’Enaip, ente che si occupa di corsi di formazione e aggiornamento professionale. Luca, insieme a Ignazio Maugeri – poi subentrato allo stesso Luca nell’Enaip – avrebbe chiesto al direttore dell’ispettorato del lavoro attestazioni del versamento di assegni familiari (in realtà mai effettuati) ai dipendenti dell’Enaip. Documenti utili, secondo l’accusa, per fronteggiare un processo penale aperto nei confronti di Luca a Trapani, dopo un’ispezione. In cambio Amich avrebbe chiesto e ottenuto dal direttore dell’Asp la promessa di assumere a tempo determinato il fidanzato della figlia all’ospedale San Marco a Librino. Quando il vertice dell’ispettorato chiede un consiglio sull’eventuale partecipazione a un bando, Luca non ha dubbi: «Faglielo fare di corsa. Intanto faglielo fare che poi ci penso io».

Altri due episodi di corruzione coinvolgono la funzionaria Maria Rosa Trovato, responsabile dell’ufficio legale dell’ente oggi finita agli arresti domiciliari. Nel primo caso entra in scena Antonino Nicotra, ex consigliere comunale di centrodestra durante la sindacatura a Catania di Umberto Scapagnini. Sul tavolo un presunto accordo per definire le sanzioni amministrative a un call center dopo due ispezioni effettuate dall’Inps e dall’ispettorato nel 2014 e nel 2015. Il direttore, stando all’inchiesta, avrebbe ridotto l’ammontare della sanzione provvedendo anche a una rateizzazione non dovuta. In cambio Nicotra avrebbe promesso il suo appoggio politico per il mantenimento degli incarichi di Amich alla Regione. 

Soldi e mazzette nell’inchiesta Black job non ne sarebbero girati. Corruttori e corrotti secondo i magistrati sarebbero scesi a patti anche in cambio di piante ornamentali. Fatto che sarebbe stato accertato dai finanzieri quando si mettono sulle tracce di Trovato. La donna si sarebbe recata, almeno in due occasione, nei vivai Emmanuele di contrada Fago, a Giarre. Ricevendo dei regali, secondo l’accusa, per alterare una sanzione comminata dai carabinieri a un lido gestito Orazio Emmanuele. Trovato però non si sarebbe fermata qui e avrebbe favorito anche l’archiviazione di altri procedimenti a carico sia di Emmanuele che del suo commercialista Giovanni Patti. Entrambi interdetti dall’esercizio delle rispettive attività. «Signor Emmanuele stia sereno, tutto quello che posso fare farò», spiegava la funzionaria pubblica. Quanto emerso oggi, in un’inchiesta iniziata a fine 2017 e proseguita nei primi mesi del 2018, però potrebbe essere soltanto una parte del marciume che si sarebbe annidato all’ispettorato. «Con le perquisizioni di oggi potremmo ricostruire altri episodi», spiegano le Fiamme gialle. 

Agli arresti domiciliari
Domenico Tito Amich: (Direttore ispettorato territoriale del lavoro).
Maria Rosa Trovato: (Responsabile ufficio legale ispettorato).
Mario Lucio Forzese: (Ex deputato regionale).
Antonino Nicotra: (Ex consigliere comunale a Catania).

Misura interdittiva
Francesco Luca: (Direttore sanitario Asp Catania).
Ignazio Maugeri: (Rappresentante legale Enaip).
Giovanni Patti: (Commercialista).
Orazio Emmanuele: (Imprenditore).
Salvatore Calderaro: (Imprenditore).


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