Aci S. Antonio: il patronato Cgil e il comitato elettorale Il sindaco Caruso: «Fatto simbolico, quella è casa mia»

Prima ancora di scorgere la targa dorata e i vari simboli del Caaf sindacato Cgil, lo sguardo dell’avventore che si trova a passare da piazza Maggiore, nel cuore di Aci Sant’Antonio, viene attirato da tutt’altro tipo di richiami visivi: lo striscione e i loghi della campagna elettorale del sindaco Santo Caruso. Anche qui si vota il prossimo 10 giugno e il primo cittadino, uomo del Pd, cerca il secondo mandato. Facendo base nella sua «sede storica», come la chiama lo stesso  Caruso durante l’apertura di quello che definisce il proprio «comitato elettorale». Sempre al civico 2 di piazza Maggiore. Che, dunque, l’epicentro della campagna per la riconferma del sindaco coincida con i locali utilizzati sotto l’egida del più antico sindacato italiano non ci sono dubbi. Vicino ai simboli delle quattro liste a supporto di Caruso, compaiono gli orari di ricevimento dell’ufficio e di altre sedi come Aci Catena. Accanto ci sono pure il nome del responsabile, Carmelo Caruso, figlio del primo cittadino, e le sigle Inca, Flai lavoratori agricoli e Spi pensionati. Di quest’ultima diramazione sindacale, poi, i locali di piazza Maggiore 2 risultano anche sede, come emerge dal sito ufficiale.

Per chi conosce il luogo, tutto ciò non è una novità. Il centrosinistra locale, dall’epoca Ds, da più di un decennio si identifica di fatto con la sede dove peraltro, in passato, alloggiava anche la Democrazia cristiana. Anche cinque anni fa, quando Caruso vinse le elezioni, il suo comitato era ubicato in piazza Maggiore 2. Un quadro che però porta il coordinatore regionale Inca, Totò Tripi, a non nascondere la propria irritazione: «Non è ammissibile nella maniera più assoluta che una nostra sede venga trasformata in comitato elettorale e per questo chiederemo di rimuovere tutto – dichiara a MeridioNews – C’è un problema di etica, le nostre sono strutture al servizio dei cittadini e dei lavoratori». Il messaggio arriva rapidamente ai vertici catanesi della Cgil, da cui si apprende che già oggi il logo del sindacato e tutti gli altri riferimenti dovranno essere eliminati. 

Ma la questione pare non scomporre il sindaco Caruso. D’altronde, issare il suo striscione sulla soglia marcata Cgil avrebbe solo «valore simbolico». «Il nostro comitato ufficiale non sarà ubicato lì, non ho ancora comunicato dove lo faremo». Questo sempre al netto delle insegne e sebbene, lo scorso 5 maggio, il primo cittadino abbia tenuto in piazza Maggiore 2 l’inaugurazione del comitato stesso. «Usiamo quel posto da sempre, si tratta solo di un fatto simbolico», ripete Caruso che dell’immobile è peraltro il proprietario. «La Cgil non paga nulla né mio figlio riceve uno stipendio – aggiunge il sindaco di Aci Sant’Antonio – lui fa solo volontariato in quella che è casa sua». 

Come sostengono infatti dalla direzione Inca – e nonostante targa, simbolo ed scritte suggeriscano il contrario – in piazza Maggiore non esiste un vero e proprio Caaf patronato. Caruso junior lavorerebbe solo stagionalmente per la Cgil, occupandosi delle pratiche del paese e usando a mo’ di ufficio un luogo di sua proprietà, coincidente a sua volta con la «storica» casa della sinistra di Aci Sant’Antonio. Dalle parti del sindacato catanese l’imbarazzo che suscita la vicenda è ben chiaro, tanto che si è annunciato che subito si correrà ai ripari: nei patronati, come rimarcato di recente da una nota del segretario generale Giacomo Rota inviata a tutte le sedi provinciali, la campagna elettorale non si fa. Ma viene sottolineato che, comunque, tra Caruso e la Cgil non esiste «subordinazione totale», ma soltanto un rapporto di lavoro occasionale. 


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