Etna nord, azzerate concessioni per strutture ricettive Dopo dieci anni nessuna attività era stata ricostruita

L’ultimo annuncio sulla questione risale all’autunno del 2016. L’allora sindaca di Linguaglossa, Rosa Maria Vecchio, lanciava dal palco di un convegno un ultimatum rimasto però sulla carta. Così come, del resto, lo erano rimaste più o meno per dieci anni le concessioni rilasciate dall’ente per ricostruire hotel e ristoranti a Piano Provenzana, la stazione turistica del versante nord dell’Etna, di competenza dell’ente. L’anno zero, per quel luogo, è il 2002. L’ultima grande eruzione laterale del vulcano riversa un fiume di lava sul vecchio piazzale e azzera l’esistente: dalle casette dei souvenir allo storico albergo Le betulle. Partì negli anni successivi la ricostruzione di Etna nord, regolata dal piano del 2005 che contemplava, a vantaggio dei proprietari delle strutture cancellate dal vulcano, gli spazi per riedificare alberghi e ed altre attività. 

Da allora, grandi piazzali, viabilità e strutture pubbliche sono state realizzate e sono tornati pure i negozietti e i piccoli bar. Non lo hanno fatto, invece, i posti letto, i tavoli dei ristoranti e tutto quanto, secondo molti di coloro che seguono le vicende di Piano Provenzana, sarebbe servito per riportare le lancette a prima del 2002. Tutto ciò sebbene nell’arco degli anni dal 2006 al 2012 le concessioni vennero effettivamente assegnate. 

L’anno scorso il testimone passa al sindaco Salvatore Puglisi, che decide in pochi mesi di dar seguito all’ultimatum del suo predecessore. «Il punto non è discutere sull’efficacia o meno del piano di ricostruzione, prima di tutto serviva dare attuazione e costruire tutto quello che era previsto», spiega a MeridioNews il primo cittadino linguaglossese. Perché i privati non abbiano riaperto di nuovo bottega, infatti, è materia di durature polemiche. Proprio il piano è finito a più riprese sotto accusa, ma anche il Comune che, negli anni, non avrebbe garantito i servizi necessari per far ripartire Piano Provenzana. Stazione turistica che, intanto, dallo chocdel 2002 non si è mai ripresa in termini di flussi turistici e attrattività, lasciando che la vera porta dell’Etna diventasse sempre più il versante sud e l’area del Rifugio Sapienza, a Nicolosi. 

«Tutto è rimasto ingessato, e ne ha risentito lo sviluppo del territorio», aggiunge Puglisi. Per questo serviva dare il via alle revoche. Sono cinque, nel complesso, le concessioni azzerate dal Comune. Assieme ad un’ampia attività di ricognizione su canoni e altri tributi locali mai effettivamente riscossi, come spiega l’assessore al ramo Francesco Malfitana. «Stiamo svolgendo un lavoro che non veniva compiuto da tanti anni – dichiara – per consentire così all’amministrazione di recuperare risorse e incidere». 

L’obiettivo è adesso di rimettere sul mercato le concessioni. E provare così a sbloccare investimenti potenzialmente milionari, sulla scia di quanto già fatto per la patata bollente del trasporto dei turisti lungo la strada per i crateri di Etna nord. Scadrà il 30 giugno il bando per il project financing Etna-Alcantara per assegnare la gestione pluriennale della pista sterrata in cambio di interventi infrastrutturali fra Linguaglossa e Castiglione. «Faremo degli avvisi pubblici per le concessioni, sono convinto che sia ancora possibile trovare investitori interessati a scommettere su ricettività e altri servizi sull’Etna», conclude Puglisi. 


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