Randagi, alloggi dal Comune «Collaboriamo con i catanesi»

A Catania spuntano le micio case. E anche il primo alloggio per il cane di quartiere. Gli aspiranti inquilini sono quasi quanti gli umani che aspettano da decenni l’assegnazione delle case popolari, ma la trafila è più snella. Quella degli alloggi per i randagi è l’iniziativa lanciata dall’ufficio Tutela animali dell’assessorato alla Sanità e Pubblica istruzione del Comune etneo. Un pallino del suo responsabile, Maurizio Catania, a capo del servizio da sei mesi. «Perché il randagismo è innanzitutto sintomo di poca civiltà dei cittadini – spiega – E questo mi sembra un segnale per dire che l’amministrazione comunale c’è». Una piccola iniziativa, «quello che si può fare con i pochi soldi che ci sono e in un settore ormai affidato ai privati». Perché il problema in realtà è proprio questo: il Comune non ha più da anni un canile pubblico. E affidarsi alle convenzioni con i privati costa. Senza considerare che «così il randagismo diventa un business», sottolinea Carlo Siena, volontario della Protezione civile e dell’associazione Amici degli animali, interna al progetto. Le idee per coinvolgere i cittadini invece sono gratis e, se non lo risolvono, almeno tentano di tenere sotto controllo il problema.

La prima micio casa è stata installata ad agosto al largo Bordighera. Da allora, a Catania, ne sono sorte circa una decina, in vari punti: in via Passo Gravina, a San Giovanni Galermo, a Canalicchio, tre a San Nullo e una, inaugurata proprio ieri, a San Giorgio. A beneficiarne sono solo alcune delle oltre 200 colonie feline della città, monitorate dall’Asp veterinaria di Catania. «La responsabilità se l’assumono i cittadini che ne fanno richiesta e che curano quel gruppo di animali del quartiere – spiega Catania – Noi, oltre a fornire le casette, autorizziamo l’Asp ad offrire il servizio di sterilizzazione gratuita». E se poi i cittadini non lo fanno? Non basterebbe nemmeno un micio albergo ad arginare l’emergenza. «E’ impossibile – rassicura il responsabile – perché sono gli stessi catanesi che si occupano di queste colonie a chiederci di sterilizzarli».

Un servizio offerto a costo zero. Gli alloggi felini infatti vengono regalati dalla Scuola edile etnea, che ha firmato un protocollo d’intesa insieme al sindaco Raffaele Stancanelli. «Praticamente si tratta dei lavori fatti dai ragazzi per esercitarsi. Se non li dessero a noi, li butterebbero». La gru per trasportarli – ogni micio casa pesa infatti una tonnellata – la presta invece la Protezione civile. Una collaborazione che l’ultima volta ha coinvolto anche due detenuti del carcere di Brucoli, costruttori materiali della prima casa per un cane di quartiere: Roy, un meticcio adottato dagli abitanti di Vulcania. Mattoni rossi e tetto spiovente a cui andrà applicata anche una verandina.

Ma per Maurizio Catania questo è solo il primo passo. Tra le sue idee, convincere le municipalità a indicare un referente che si occupi del monitoraggio degli animali di quartiere, far partire un bando per incentivare il volontariato giovanile e convincere l’avvocatura comunale a procedere alla richiesta di costituzione di parte civile del Comune in ogni procedimento che riguardi gli animali. «Magari molti mi attaccheranno perché dovrei stare in ufficio anziché in giro per la città – premette Catania – Ma lo faccio per una giusta causa».

L’amore per gli animali, certo, e la sensibilizzazione dei cittadini. Ma anche la gestione di un fenomeno che altrimenti al Comune costerebbe parecchio. L’amministrazione paga infatti quattro euro al giorno per ciascuno dei quasi duemila cani ospitati nei sei canili privati della città convenzionati. Una cifra impensabile per un’amministrazione dissestata ma sempre creativa.


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