«Pompieri costretti a scegliere chi salvare e chi no» Un’altra estate tra carenze d’organico e mezzi vecchi

Nel Catanese, secondo i sindacati, servirebbero almeno 128 vigili del fuoco in più. Non certo per arrivare agli standard richiesti dall’Europa (un pompiere ogni mille abitanti), ma quantomeno per attestarsi sulla media nazionale, che prevede un pompiere ogni 15mila abitanti. «Ad Acireale (52mila abitanti) ci sono otto unità operative per turno, mentre nel Comune di Gorgonzola (20mila abitanti) ce ne sono 13. A Caltagirone (38mila abitanti) ci sono sette unità, a Desio (42 mila abitanti) ce ne sono 12. I numeri parlano da soli». Lo sfogo è di Carmelo Barbagallo, vigile del fuoco ed esponente dell’Unione sindacale di base, che di continuo organizza proteste e sit-in. Ieri ha avuto luogo l’ultima di una lunga serie di mobilitazioni per raccontare lo stato di disagio di un’intera categoria. Quella che, nelle prossime settimane, sarà al centro delle cronache per gli incendi che – prevedibilmente – infiammeranno le aree verdi della provincia etnea, anche in virtù di quella ondata anomala di caldo annunciata dal ministero della Salute, che ha attribuito a Catania il livello giallo di pre-allerta. «Le micro-emergenze fanno diventare gli straordinari del tutto ordinari – continua Barbagallo – Ormai è così che siamo abituati a lavorare. E per di più i pagamenti di queste ore extra arrivano con estremo ritardo».

Secondo l’ultimo rapporto sulla sicurezza urbana elaborato dal Censis, i vigili del fuoco sono la categoria di forze dell’ordine nei confronti delle quali la cittadinanza ha maggiore fiducia. Un dato omogeneo in tutta Italia, che però in Sicilia si scontra con le difficoltà di organizzare un servizio efficiente. Un problema che la prefetta di Catania Silvana Riccio ha deciso, martedì, di sottoporre al ministero dell’Interno «per doverosa informazione e per le conseguenti valutazioni». Nella missiva, la rappresentante territoriale del governo fa presente a vicepresidente del Consiglio che «nello scorso mese di giugno il comandante provinciale del locale comando dei vigili del fuoco, a causa della significativa carenza di organico, ha informato di avere disposto la chiusura operativa dei distaccamenti Catania sud e Paternò». 

La lettera del comandante Giuseppe Verme è datata 28 giugno 2018 e racconta le difficoltà di lavorare – con l’estate ormai avviata – senza personale. Quattordici vigili del fuoco fuori uso per motivi di salute, 15 trasferiti temporaneamente «in altre sedi provinciali per esigenze personali», e poi circa otto, dieci pompieri assenti imprevisti per malattia «che quindi non hanno consentito la disponibilità delle risorse necessarie per garantire l’operatività di tutte le sedi presenti al comando provinciale». «Non c’è modo di risolvere il problema se non con le assunzioni – continua Barbagallo – Nella legge di stabilità 2018 questo è chiaramente previsto, ma ancora non si vede niente del genere. Eppure ci sono precari storici che andrebbero stabilizzati, oltre che persone risultate idonee tramite concorso e che ancora aspettano di essere inserite in organico».

Il rischio è che le graduatorie scadano e, con esse, il diritto di chi si era classificato a trovare un posto nel corpo dei vigili del fuoco. «A dicembre 2018 scade definitivamente la graduatoria del concorso bandito nel 2008, e ci sono ancora mille persone che aspettano di entrare – prosegue il sindacalista – Si tratta di ragazzi e ragazze che rischiano di avere aspettato per dieci anni la realizzazione di un sogno che poi sfumerà loro tra le mani. E tutto questo mentre noi operativi lavoriamo extra in continuazione». Il 15 luglio dovrebbero cominciare gli straordinari previsti per le squadre che si occupano di incendi boschivi, «e spesso per l’ordinaria amministrazione siamo costretti a fare intervenire squadre da altre province, oppure i colleghi in servizio nell’area portuale, che da lì non dovrebbero uscire». Se l’organico piange, la strumentazione non ride. «Abbiamo dieci mezzi bloccati in officina e l’età media di ciascuno è di diciotto, vent’anni… Con questa situazione, di base, quando lavoriamo siamo costretti a decidere chi dobbiamo salvare e chi no».


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