Waterfront, il concorso di idee lasciato in stallo Ma le buste ci sono. Architetti: «Si vada avanti»

Il concorso di idee c’è, anche se non si vede. Tutto è congelato in attesa del definitivo accordo tra il Comune di Catania e gli ordini professionali di Ingegneri, Architetti e Geometri della provincia etnea. Il confronto fra categorie ed ente sulla selezione lanciata nell’inverno del 2018 dall’amministrazione di Enzo Bianco, infatti, va avanti anche se adesso, a Palazzo degli elefanti, siede il primo cittadino Salvo Pogliese. Questo sebbene la prima fase della selezione avrebbe dovuto concludersi a marzo, con la chiusura dei termini per presentare le buste con le idee per il masterplan del futuro Waterfront di Catania. Quello, cioè, che per qualcuno è un nuovo capitolo del libro dei sogni delle possibili rivoluzioni urbanistiche per il capoluogo etneo. Nella «riqualificazione degli ambiti urbani di interazione della città con porto e ferrovia» dovrà, o almeno dovrebbe esserci, risposta sui grandi interrogativi riguardo il discusso rapporto «tra Catania e il mare». Ferrovia sì o no, e se sì, dove? Archi della Marina sì o no? E via risalendo fino a piazza Europa, ma senza dimenticare, a sud, l’imbocco per la Playa con la zona del faro Biscari, cementificio e la foce del torrente Acquicella.

La precedente giunta aveva pensato di far ricorso all’apporto d’idee dei professionisti attraverso una competizione con premi da 100mila euro in giù. «Ma non erano chiesti dei progetti specifici, bensì una metodologia d’approccio a problemi e possibili soluzioni urbanistiche per quell’area», spiega a MeridioNews il presidente dell’Ordine degli architetti catanese, Alessandro Amaro. Trovare, dunque, un orientamento per una strumento di pianificazione unitaria di massima della costa cittadina. Non qualcosa di analogo al masterplan di Mario Cucinella per il risanamento di corso dei Martiri, ma «principi generali». Fin da subito però i rappresentanti degli architetti, assieme ad ingegneri e geometri, avevano espresso perplessità sullo schema di bando. «Criteri troppo restrittivi», si disse allora, che avrebbero fin troppo ostacolato la potenziale partecipazione di una platea ampia di professionisti. Si era così azionato il pressing degli architetti. Qualcosa, è l’auspicio odierno, potrebbe finalmente sbloccarsi. «Serve un documento di chiarimento – illustra ancora Amaro – per fare ordine sulle questioni finora discusse con il Comune». Anche perché, ad esempio, non si è ancora insediata nemmeno la commissione valutatrice. Qualche busta, intanto, è arrivata, ma idee e proponenti restano coperti, come vuole il bando, dall’anonimato.

Da una parte, appunto, le perplessità sui titoli richiesti per partecipare: «Non è richiesta particolare esperienza, né è chiaro se basta avere in curriculum progetti o semplici tesi, nel caso dei più giovani». Il Comune, mettendo in palio peraltro un consistente premio – è il ragionamento della categoria – forse guardava contributi di un livello giocoforza difficilmente alla portata di professionisti alle prime armi. Per gli ordini va bene fare selezione, ma senza stringere troppo i cordoni. Per altro verso, poi c’è da discutere «sull’idea stessa di Waterfront», aggiunge Amaro. Il primo di agosto si discuterà di tutto ciò a palazzo degli Elefanti, nel corso di una riunione con il capo della direzione Urbanistica e Gestione del Territorio, Biagio Bisignani. Di buono, comunque, qualcosa c’è già: «Il concorso è una buona idea, non si può più andare avanti con i progetti regalati dall’esperto di turno, né si può pensare di fare tutto gratis – conclude il presidente Amaro – del resto anche i privati, penso alla riqualificazione dell’area Falck in Lombardia, fanno ricorso ai concorsi di idee».


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