UniCt, esito del bando «co-gestione» del patrimonio Una sola proposta. Adesso la palla passa al MiBact

Nessuna proposta, oltre a quella arrivata da Officine culturali e che ha fatto partire la procedura. L’esito della manifestazione di interesse per la «valorizzazione del patrimonio culturale dell’università di Catania» non ha fatto registrare nessuna sorpresa: l’avviso pubblico, avviato dopo che l’associazione Officine culturali – che gestisce visite guidate e attività all’ex Monastero dei Benedettini e all’Orto botanico – aveva proposto all’ateneo la co-gestione di diverse strutture per dieci anni, è andato deserto. Di altre offerte, oltre a quella originaria, nemmeno l’ombra. «Così siamo andati avanti – aggiunge Candeloro Bellantoni, direttore generale dell’ateneo – E adesso abbiamo chiesto al ministero per i Beni e le attività culturali e alla Regione Siciliana di segnalare un responsabile che possa sedere, in futuro, ai nostri tavoli tecnici».

La questione è molto semplice: nel 2016 una nuova norma del codice degli appalti prevede la possibilità, per gli enti pubblici, di farsi affiancare dai privati nella gestione del proprio patrimonio. A patto però che i privati formulino una proposta che deve essere resa pubblica e messa a confronto con altre, eventuali, che potrebbero arrivare. Alla fine di luglio, però, sono scaduti i termini affinché l’ateneo etneo ricevesse le idee di altre realtà culturali del territorio nazionale. Così, visto il silenzio altrui, l’università catanese prosegue nel percorso avviato e passa alla fase successiva: l’inaugurazione di una cabina di regia in cui discutere – e ri-discutere – la proposta originale e valutare eventuali modifiche.

«Speriamo che MiBact e Regione rispondano in tempi brevi – prosegue Bellantoni – In modo che da settembre possiamo cominciare a immaginare nuovi percorsi». Nella proposta di Officine culturali, che è la prima arrivata all’ateneo di Catania e uno dei primi casi in Italia, si parla sia di continuare l’esperienza già quasi decennale all’ex Monastero e all’Orto botanico, sia di aggiungere ulteriori attività. Senza costi a carico di Unict né canoni di concessione per Officine. Si citano l’«attivazione della gestione degli altri poli museali di ateneo, tenendo conto sia della specificità dei siti sia delle esigenze di efficientamento e sostenibilità», oltre che «la verifica di fattibiltà e sostenibilità di un progetto di gestione della Città della scienza», affinché quest’ultima possa «operare in maniera stabile, sostenibile e convincente sia scientificamente che culturalmente». 

In questa fase, comunque, le possibilità che a Catania questa nuova forma di partenariato non vada avanti ci sono ancora. «Formalmente sì – precisa il direttore generale – Il tavolo tecnico servirà a capire proprio quali eventuali modifiche apportare al progetto. Se poi l’associazione non le accetterà o non si troveranno accordi, salterà tutto. Bisogna che le parti in causa siano perfettamente concordi sul futuro». Così, nei fatti, la palla adesso passa a MiBact e Regione che dovranno nominare i loro tecnici. I quali, a loro volta, passeranno al vaglio le idee proposte dall’associazione catanese.

«Quella che si apre adesso è una fase esaltante – dichiara a MeridioNews Francesco Mannino, presidente di Officine – Abbiamo la possibilità di immaginare un percorso condiviso, cosa che non era mai stata fatta fino a ora». Perché anche se, nei fatti nell’ateneo loro operano già da quasi dieci anni potrebbero diventarne partner a tutti gli effetti. «Pubblico e privato siedono insieme a discutere di valorizzazione del patrimonio culturale – conclude Mannino – E stavolta hanno l’opportunità di farlo con una procedura a evidenza pubblica alle spalle».


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