Cinque uomini e undici donne metteranno piede a terra, dopo cinque giorni bloccati al Molo di levante del porto di Catania. La conferma arriva a MeridioNews dal direttore regionale del ministero della Salute. I medici sono saliti a bordo oggi, assieme a un infettivologo
Diciotti, sedici migranti scenderanno dalla nave Diretti negli ospedali. Due sospette tubercolosi
Cinque uomini e undici donne scenderanno dalla nave Diciotti. La conferma arriva a MeridioNews dal direttore regionale del ministero della Salute Claudio Pulvirenti. Due uomini hanno sospette tubercolosi, altri tre tosse e febbre. Le undici donne, invece, hanno tutte denunciato violenze sessuali ripetute e saranno sottoposte a una visita specialistica all’ospedale Garibaldi di Nesima. È questa la notizia più recente che viene dal porto di Catania, dove l’imbarcazione militare è ferma da cinque giorni. Oggi i medici del ministero sono saliti a bordo insieme a un infettivologo e al personale della Croce rossa per effettuare uno screening sulle 150 persone a bordo.
Così, finalmente, le donne hanno ottenuto di essere trasferite nell’ospedale cittadino affinché vengano fatti su di loro tutti gli accertamenti. Se gli stupri non saranno confermati e se non hanno altre patologie, torneranno sulla Diciotti. Diversa è, invece, la situazione per i cinque uomini: le sospette tubercolosi, solo due, saranno verificate. Mentre gli altri tre malati – febbre, patologie legate al forte stress, difficoltà respiratorie – saranno anche loro visitati e curati. In casi di questo genere, la competenza è del ministero della Salute e, dunque, queste persone possono scendere a terra anche senza passare dal via libera del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Limitatamente, però, alle questioni mediche. Un pulmino dovrebbe arrivare a minuti per portare avanti il trasferimento.
Il personale sanitario, però, non è stato il solo a mettere piede sulla Diciotti, oggi. Nel primo pomeriggio ci è salito anche il generale Antonio Pappalardo. «Sono il segretario del Movimento liberazione Italia», avrebbe detto, riuscendo così nell’impresa che, finora, avevano portato a compimento solo parlamentari regionali, nazionali ed europei. Pappalardo, ex deputato nazionale (nel 1992) ed ex sottosegretario alle Finanze, negli scorsi anni si è avvicinato al Movimento dei forconi e ha tentato, senza successo, la corsa per Palazzo delle Aquile. Voleva fare il sindaco di Palermo. Di lui si è riparlato nel 2018, quando a un comizio di Liberi e uguali ha urlato contro Laura Boldrini: «La arresto per usurpazione del potere politico». Oggi, nell’infrastruttura portuale etnea, aveva con sé un esposto alla procura di Catania: stavolta contro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona.