Cara di Mineo, tra passaggi di consegne e proteste «Rischio riduzione qualità dei servizi per gli ospiti»

È avvenuto questa notte il passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova gestione dei servizi nella struttura del Cara di Mineo. In questo passaggio, circa la metà dei lavoratori ha perso il posto: sono oltre 150. «Io faccio parte del gruppo di operatori che è entrato nell’ottobre del 2011», racconta a MeridioNews Cinzia, una operatrice licenziata ieri dopo sette anni di servizio, che ha manifestato questa mattina davanti alla sede della prefettura di Catania, insieme a molti altri colleghi, mentre era in corso l’incontro tra sindacalisti e amministrazioni del comprensorio del Calatino, con capofila il sindaco di Mineo Giuseppe Mistretta. «Adesso mi chiedo come è possibile che io sia fuori dopo averla praticamente costruita questa struttura». In questo cambio di testimone, quello che si teme di più è anche la possibilità di una rivolta di reazione da parte dei migranti ospiti.

Per fare il passaggio di consegne in prefettura, questa mattina, c’era anche Giuseppe Di Natale, che fino alla mezzanotte di ieri è stato il presidente del consorzio che ha gestito il centro di accoglienza del Cara di Mineo. «Ho avuto una squadra di lavoratori straordinari, che hanno fatto del Cara l’università dell’accoglienza, ma che adesso è stata falcidiata – commenta Di Natale – Non sono in grado di esprimere un parere in merito a chi da oggi gestisce il centro perché – precisa – non conosco il loro piano industriale. Solo mi stupisce la riduzione del personale e spero che a questo non si leghi anche una riduzione dei servizi eccellenti che, per anni, siamo stati in grado di garantire». Nell’attesa che venga nominato il nuovo direttore scelto dalla ditta vincitrice, alla domanda se lui sia stato interpellato in segno di continuità, Di Natale dice: «Preferisco non rispondere per non mettere nessuno in imbarazzo».

Nel centro di accoglienza per richiedenti asilo, al momento, ci sono circa 1900 persone a fronte dei 2400 ospiti che la struttura sarebbe in grado di accogliere. E da questo, stando a quanto riferiscono i responsabili della cooperativa Badia grande, dipende la riduzione del personale. Il nuovo bando, aggiudicato in quattro lotti diversi per un totale di 40,9 milioni di euro per tre anni (anche se la precedente ditta ha fatto ricorso al Tar per il primo lotto), non comprende alcuni servizi che finora erano stati garantiti nella gestione della ditta uscente Nuovo Cara Mineo. «ll punto – sottolineano gli ex lavoratori in sit-in – è che questa ditta si è aggiudicata la gara con un ribasso eccessivo, tanto che probabilmente sarà difficile tenere in piedi una struttura già problematica sotto molti versi». «Noi – puntualizza Andrea – non vogliamo ridurci a vivere di assistenzialismo o con il presunto reddito di cittadinanza». 

Mentre il ministro dell’Interno Matteo Salvini continua a sognarne la chiusura, «intanto ieri – afferma Maurizio Grosso, segretario del Sifus Confali – si è consumato un dramma per metà dei lavoratori del Cara di Mineo per cui, ormai, tutta la partita è stata giocata lo scorso venerdì, quando i sindacati non hanno firmato l’accordo con le ditte entranti che non erano disponibili ad assumere tutti i dipendenti per le ore lavorative che avevano con il precedente appalto». La «misera proposta» rifiutata da lavoratori e sindacati era di 14 ore a settimana per cui, dicono, «non ne sarebbe valsa nemmeno la pena». 

Adesso, la nuova ditta aggiudicataria del bando si sta muovendo per assumere nuovi lavoratori «in modo autonomo e arbitrario, come prenditori e non come imprenditori – lamenta il sindacalista – tanto che hanno già assunto un terzo dei 299 dipendenti previsti, ma senza tenere fermo il precedente contratto a tempo indeterminato, come invece sarebbe previsto per legge di fronte a una procedura di licenziamento collettivo». A essere stati mandati a casa «sono anche i lavoratori portatori di handicap: un fatto gravissimo», lo definisce Grosso anticipando che in settimana presenteranno un esposto alla procura della Repubblica di Caltagirone e una denuncia all’ispettorato del lavoro di Catania. 

Oltre alla questione che riguarda l’aspetto occupazionale, a destare preoccupazione è anche l’ambito dei servizi. «Il rischio è che da questo passaggio ne esca danneggiato soprattutto lo standard di qualità dei servizi che finora sono stati garantiti», afferma il sindacalista prendendo come esempio il fatto che «a sostituire la Croce Rossa, che stazionava stabilmente all’interno del Cara di Mineo con a disposizione 14 unità e due ambulanze per garantire un servizio di fondamentale importanza, adesso ci saranno solo un medico e un infermiere». Quello che chiedono i lavoratori adesso è la «riassunzione di tutti perché – precisa Grosso – pur essendoci stato un investimento di 20 milioni in meno rispetto al precedente appalto, i quattro lotti in cui è stata divisa la nuova gara beneficeranno degli immobili, delle spese di energia elettrica e rifiuti gratuitamente. Questi risparmi faranno da contraltare alle mancate somme, per cui ci sono le condizioni per riassorbire tutti i lavoratori». 


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