Processo su mafia nei rifiuti ad Aci Catena e Trecastagni Udienza rinviata, Comuni si presentano come parti civili

Rinviato al 18 dicembre il processo Gorgoni, sulle infiltrazioni della mafia nella gestione dei rifiuti a Trecastagni e Aci Catena. Una lunga sfilza di difetti di notifica ha determinato la decisione del giudice della prima sezione penale Roberto Passalacqua. Presenti in aula solo due degli imputati, il geometra Angelo Piana e l’imprenditore edile Alessandro Mauceri. Assenti, invece, i principali imputati dell’inchiesta che a fine 2017 ha scosso i due Comuni etnei, lambendo anche quello di Misterbianco. 

Al centro del processo ci sono le azioni che il clan Cappello, guidato da Massimiliano Salvo, avrebbe messo in atto per acquisire la gestione degli appalti dei rifiuti – nel caso di Aci Catena si trattava della gara per l’affidamento settennale – tramite quella che, stando alle indagini, sarebbe una vera e propria impresa di fiducia: la EF Servizi Ecologici. La società, il cui titolare Vincenzo Guglielmino è stato tra gli arrestati, avrebbe sfruttato la forza intimidatrice dei clan per spingere l’amministrazione comunale catenota, all’epoca guidata dal sindaco Ascenzio Maesano, anche lui a processo, ad affidare il servizio. Mettendo di fatto fine alla contesa con la Senesi di Rodolfo Briganti, tra gli imputati a cui non è giunta la notifica e accusato di corruzione per avere, secondo i magistrati Marco Bisogni e Tiziana Laudani, provato a corrompere Maesano con la promessa di elargizioni di denaro e assunzioni di operai vicini ai politici locali, in cambio della cancellazione di alcune sanzioni.

Per riuscire nel proprio intento il clan Cappello avrebbe interloquito con il reggente dei Laudani ad Aci Catena, Lucio Pappalardo. Quest’ultimo avrebbe avuto il compito di oliare i rapporti con Maesano, palesando al sindaco anche la possibilità di subire pesanti ritorsioni nel caso in cui l’amministrazione non decidesse di modificare la conduzione dell’appalto conteso. Pressioni che, secondo i magistrati, si sarebbero protratte per diversi mesi alzando i livelli di tensione tra i clan, tanto che l’imprenditore Guglielmino sarebbe arrivato al punto di decidere di seguire le vie legali, per il timore che il prolungarsi dell’attesa potesse dare vita a uno scontro tra i clan. Dopo che alcuni degli uomini di fiducia di Salvo avevano iniziato a sospettare che i Laudani potessero essere non realmente interessati a favorire i Cappello.

A presentarsi come parte civile al processo sono stati l’associazione Alfredo Agosta e i Comuni di Aci Catena, Trecastagni e Misterbianco.


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