Crollo via Crispi, rinviato a giudizio Arturo Russello Per il collasso della palazzina morirono due donne

Per il caso del palazzo crollato il 26 febbraio 2017 in via Crispi c’è una svolta giudiziaria. Il 62enne Arturo Russello andrà a processo con le accuse di omicidio colposo e disastro colposo. Lo ha stabilito il giudice Salvatore Ettore Cavallaro, nel corso dell’udienza preliminare svoltasi al piano terra del palazzo di Giustizia. La richiesta di rinvio a giudizio vergata dalla pm Raffaella Agata Vinciguerra reca la data del 18 giugno. Sarà ora il tribunale a stabilire quale sezione penale dovrà occuparsi del caso. Secondo la procura, «l’omesso controllo della chiusura della bombola a gas della stufa domestica» di Russello avrebbe provocato l’esplosione della palazzina a tre piani che si trova – tuttora diroccata – al civico 111. 

Il collasso dell’edificio avvenne nella notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2017, pochi minuti dopo le due. Con conseguenze terribili. Morì sul colpo la pensionata 85enne Agata Strano, mentre dormiva nel suo letto, nell’appartamento al secondo piano. Abitava invece al primo piano del palazzo accanto Rosaria Nicosia: la 69enne lottò tra la vita e la morte per oltre un mese, per poi spegnersi il 31 marzo al Garibaldi nuovo. In ospedale, in condizioni gravissime, finì anche una bambina di dieci mesi. Dopo un anno e mezzo, la piccola è ancora sottoposta alle cure dei medici, che sarebbero ottimisti sulla sua ripresa. 

Lo stesso Russello, che abitava al primo piano, patì la frattura della mascella e di alcune costole. Rimase inoltre ustionato gravemente sul 15 per cento del corpo, in particolare sulle mani e in testa. Proprio per questo, l’uomo venne prima trasportato all’ospedale Vittorio Emanuele di Catania e poi trasferito al Civico di Palermo. Una volta sequestrati i resti dello stabile, da subito la procura si concentrò sulla sua posizione. Finché, il 28 febbraio, il 62enne venne iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo e disastro colposo. Le due ipotesi di reato da cui dovrà difendersi in un processo nel volgere dei prossimi mesi. 

Sono stati ammessi come parti civili i parenti di Rosaria Nicosia e i familiari della bambina rimasta ferita nell’esplosione. Il crollo della palazzina generò anche dei disagi per i sopravvissuti del palazzo, che vennero trasferiti dal Comune in bed and breakfast e in altre sistemazioni di fortuna. 


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