La Caporetto giudiziaria del nuovo Pd catanese Colonnelli cooptati nella polvere delle inchieste

Erano il volto del nuovo centrosinistra, quasi invincibile in ogni consultazione. Adesso che la china punta verso tutt’altra direzione, sono loro i primi a venire travolti dall’acqua che invade lo scafo. Sono i colonnelli del Pd catanese reclutati dal renzismo, oggi costretti a scendere dalla giostra non solo per ragioni elettorali o per l’ascesa inarrestabile di sovranisti e grillini di governo. L’equilibrio della cooptazione – l’apertura del partito ai pezzi di centrismo e vecchio centrodestra in fuga – pare aver rapidamente scaricato le pile, così come Matteo Renzi ha dilapidato quel 40 per cento costruito anche grazie al contributo di chi metteva piede nel centrosinistra, dal punto di vista della vecchia guardia, in veste di ospite indesiderato.

Passato il fatidico 4 marzo,  alle macerie elettorali e dell’infinita guerra di logoramento fra le maggiori correnti-coltelli – i renziani ex centristi Luca Sammartino e Valeria Sudano, l’area dell’ex Mpa Anthony Barbagallo, i laburisti di Angelo Villari e galassia Cgil – nel Catanese si aggiungono quelle giudiziarie. Con tutto ciò dovrà confrontarsi, battaglia dei congressi permettendo, il futuro segretario provinciale dem Pippo Glorioso, individuato dalla strano armistizio fra inconciliabili.

La prima botta arriva a maggio, ma a saltare è un big dell’era pre-Pd: il Comune di Trecastagni viene sciolto per mafia. Erano stati arrestati due dipendenti, ma ci va di mezzo la politica con in testa il sindaco Giovanni Barbagallo, già Margherita, ex eurodeputato Pd da 60mila voti, nonché cugino dell’ex assessore regionale al Turismo. 

Poche settimane dopo è la volta delle Amministrative. La giustizia stavolta non c’entra. Nei Comuni etnei il Pd tiene una serie di sindaci uscenti – da Aci Sant’AntonioPiedimonte, passando per San Gregorio e Santa Venerina –  ma nelle medie e grandi piazze soffia sopratutto il vento del centrodestra. Catania la espugna Salvo Pogliese e a lui guardano i nuovi primi cittadini di Gravina, Biancavilla, Linguaglossa, Belpasso, Nicolosi e così via, amministrazioni prima del Pd o comunque dialoganti. Un caso a parte Acireale, dove il Movimento 5 stelle vince dopo l’arresto di Roberto Barbagallo, uomo del deputato Ars Nicola D’Agostino. In questo caso è un alleato dem della fase renziana a incassare il colpo. 

L’estate finisce e arriva un autunno caldo, ma l’ardore dell’ideologia non c’entra proprio. La temperatura la tengono alta le inchieste e l’uragano si innesca ad Aci Catena. L’ex deputato Ars Pippo Nicotra viene arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. Una vita politica peregrinando nel centrismo, culminata nell’adesione in pompa magna al Pd, al fianco di Sammartino e Sudano. Non si ricandida, alle ultime Regionali, proprio per sostenere il golden boy da 33mila preferenze. La sua multiforme carriera finirà molto probabilmente in quel centrosinistra che, nella  cooptazione, ha sacrificato la base più idealista e il voto d’opinione. 

A novembre ci va di mezzo la vecchia guardia, quella che però, con i nuovi, si è trovata a suo agio. L’eterno primo cittadino di Misterbianco Nino Di Guardo  una vita a sinistra, dal Pci ai Ds, e tanto pragmatismo – assiste all’arresto del suo vicesindaco Carmelo Santapaola. Fortissimo nei quartieri periferici, viene coinvolto nella maxi operazione sugli intrecci fra mafia e scommesse clandestine, cioè il business dei presunti boss Placenti, suoi cugini. Santapaola era divenuto ras di Sammartino a Misterbianco affiancato da una decina di altri consiglieri di varia provenienza, sull’onda renziana tutti finiti a sostenere Di Guardo e a votare Pd alle Regionali. 

La scorsa settimana è invece Anthony Barbagallo a scottarsi. L’inchiesta sul monopolio di Francesco Russo Morosoli nel turismo sull’Etna tanto è ampia da ghermire il sindaco di Bronte Graziano Calanna, ex autonomista fedelissimo del deputato dem all’Ars.  La città del pistacchio sembrava ormai una roccaforte del nuovo Pd, ma tutto pare ora svanire davanti a degli arresti domiciliari per istigazione alla corruzione. Ironia della sorte, la sfortuna del duo Barbagallo-Calanna potrebbe dar nuova linfa a coloro che, con il renzismo, ci avevano rimesso faccia e voti: il duo Pino Firrarello-Giuseppe Castiglioneritornato in Forza Italia, gongola all’idea di elezioni comunali anticipate nel Comune da loro governato per anni. 


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