Luca Cardillo, i medici Usa non faranno l’operazione La madre: «È troppo rischioso, farà una cura a casa»

«Non lo vogliono operare neanche qua. Ci sconsigliano di restare perché poi potremmo non tornare più a casa per mesi». Sono queste le parole della signora Pina, la mamma di Luca Cardilloil ragazzo 23enne di Giarre con un raro tumore osseo maligno alla gamba destra che è partito dall’aeroporto di Catania proprio un mese fa verso il Texas con destinazione la Md Anderson cancer center dell’università del Texas, un ospedale statunitense specializzato nella cura del cancro che si trova a Houston. 

Dopo le prime visite, i medici americani dell’équipe specializzata si erano detti pronti a operarlo. Il primo intervento in programma sarebbe stato l’operazione alla gamba per rimuovere il tumore primario per passare poi alle metastasi ai polmoni. Diversamente da quanto gli specialisti avevano sostenuto in un primo momento, dopo i controlli si era resa necessaria l’amputazione della gamba perché l’osteosarcoma di Luca si era ingrandito tanto da coinvolgere tutto l’arto, fino ai muscoli. L’intervento per l’amputazione è poi stato rimandato a causa delle condizioni di salute del ragazzo.

«È troppo rischioso operarlo. Avrà una cura per casa ma resta col tumore. È inutile restare qui», dice così la mamma Pina che, insieme a papà Leonardo, sta accompagnando Luca nel suo «viaggio della speranza». Dopo numerosi tentativi fatti negli ultimi due anni in vari centri sperimentali in tutta Italia – da Milano a Torino fino a Bologna – per trovare una terapia adeguata, da settembre Luca ha rifiutato le cure tradizionali

Da quel momento è stata Lidia – la sorella appena 18enne – a mettere in moto una macchina della solidarietà per cercare una soluzione per Luca anche Oltreoceano. Dopo una iniziale disponibilità da parte della Columbia university di New York per prendere in cura il giovane giarrese, l’équipe medica aveva fatto sapere alla famiglia di essere «maggiormente specializzata per i tumori infantili». Dopo questa precisazione da parte di una delle strutture più prestigiose al mondo, «non ci siamo arresi – aveva detto la madre di Luca a MeridioNews – ma abbiamo continuato a scrivere e a contattare altre strutture finché dal Texas ci hanno risposto positivamente». 


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