L’attaccante messinese, originario del Ghana, dice stop: «Il calcio è la cosa che amo di più, ma quando c’è di mezzo il cuore, meglio darci un taglio». Aveva cominciato la stagione allo Scordia e in passato era stato vittima di episodi razzisti: «Persone senza cultura»
A 24 anni sfuma il sogno del bomber Ghartey «Costretto a dire basta per problemi cardiaci»
«Sono stato praticamente costretto a smettere. Quando subentrano problemi di salute e c’è di mezzo anche il cuore è meglio darci un taglio». Non usa mezzi termini Prezioso Ghartey, attaccante messinese, classe 1994, originario del Ghana. Il calciatore, che aveva cominciato la stagione allo Scordia, ha purtroppo dovuto appendere gli scarpini al chiodo per via di alcuni problemi cardiaci che l’hanno costretto ad abbandonare la sua passione più grande, quella legata al pallone. «Il calcio – confessa Ghartey a MeridioNews – è la cosa che più ho amato, amo e amerò. Negli ultimi anni facevo troppa fatica a livello fisico per via dei troppi infortuni. Ogni volta c’era sempre qualche problema e bisognava stringere i denti».
Anche quando il salto di qualità sembrava dietro l’angolo. «Ho toccato l’apice della mia carriera nel 2013/14 col Pistunina, quando segnai 14 gol, vincendo il titolo di migliore juniores. A fine stagione avevo anche ricevuto un’offerta dalla serie D, ma poi mi sono infortunato». Una botta all’alluce, infatti, impedì a Ghartey di approfittare delle offerte ricevute: l’ex attaccante si è in seguito spaccato il sopracciglio e poi ustionato il piede e, infine, si è rotto il crociato. «Quell’annata mi ha devastato a livello fisico e mentale».
Un amore, quello nei confronti del calcio, sbocciato già in tenera età: «Ho iniziato a giocare a 4 anni. È stata una passione che ho sentito subito mia e che mi è stata trasmessa da mio padre. Lui, un ex calciatore a livelli dilettantistici, ha giocato in Sicilia quando è arrivato. È dunque qualcosa che ho ereditato da lui». La breve carriere di Ghartey si è divisa tra Sicilia e Calabria: «Ho sempre giocato nel messinese, tranne un periodo in Calabria (in Promozione nella Villese, ndr) e nel catanese, allo Sporting Viagrande e, quest’anno, allo Scordia». La vicinanza alla famiglia è stata fondamentale anche, e soprattutto, per motivi extracalcistici: «Stare vicino casa è sempre stata la soluzione migliore perché c’era anche lo studio di mezzo. Sono stati tutti anni duri perché purtroppo per un susseguirsi di infortuni non ho potuto approfittare di offerte provenienti da categorie superiori e ho dovuto sempre cercare di recuperare per rimettermi in discussione».
Nel corso della carriera, il calciatore è stato anche bersaglio di alcuni episodi a sfondo razziale. Fatti che però, Ghartey, non ha mai accettato, rimediando anche una squalifica per avere reagito: «Credo che nel 2018 il razzismo dovrebbe essere una cosa superata. Questo fenomeno però purtroppo esiste a livelli professionistici e non solo dilettantistici. Da persone intelligenti bisogna ignorare questa gente che non ha cultura e che ha un quoziente intellettivo ridicolo. Discriminare una persona è sbagliato a prescindere, figuriamoci farlo per il colore della pelle». Il razzismo, comunque, non è soltanto qualcosa mostrata dai tifosi: «Alcune volte – confessa l’ex attaccante – è capitato anche in campo, ma penso sia solo un momento di rabbia o comunque dettato dall’agonismo. Voglio giustificarli così, anche se comunque non dovrebbero esserci giustificazioni». Adesso bisognerà cambiare strada e trovare un’alternativa per il futuro: «Sto cercando di capire a cosa potermi dedicare. Mi godrò queste feste e poi dovrò sforzarmi soprattutto a livello mentale per cercare di non sbagliare strada. Non posso più perdere tempo – conclude infine Ghartey – e devo cercare di trovare una stabilità nel più breve tempo possibile».