Il progetto del campus universitario da 25 milioni di euro Società e volti noti: dall’ex socio di Ciancio alle fiduciarie

Un giro di società e nomi, anche illustri, dietro un’operazione che i diretti interessi escludono essere speculativa, e che forse non vedrà mai la luce ma che, almeno sulla carta, resta attuale. Si tratta del mega progetto che prevede la costruzione di un residence universitario a ridosso del viale Tirreno. Circa duecento metri in linea d’aria dall’ospedale Policlinico e dalla cittadella universitaria di Catania. I numeri rimandano a un’operazione da 25 milioni di euro in cui si prevedono 248 stanze e 483 posti letto. In un terreno, oggi incolto e un tempo di proprietà dell’Istituto autonomo case popolari, che misura quasi 15mila metri quadrati. I lavori non sono ancora iniziati, nonostante il rilascio della prima concessione edilizia risalga al 2012. La porta però rimane aperta. Nei giorni scorsi è arrivato il rinnovo del provvedimento da parte della direzione Urbanistica, il secondo nel giro di pochi anni. Perché già nel 2015 le carte in tavola erano cambiate, con una variante in corso d’opera che faceva diminuire il numero dei piani interrati da due a uno. Beneficiaria è sempre la Unistudio immobiliare, società specializzata nell’edilizia residenziale con rimandi al mondo imprenditoriale torinese vicino alla famiglia Agnelli.

Fin’ora a metterci la faccia è sempre stato l’imprenditore acese Giuseppe Zappalà. Che di Unistudio è anche presidente del consiglio d’amministrazione. La sua idea, almeno in partenza, era quella di coinvolgere nel progetto l’Ersu, l’ente regionale per il diritto allo studio che si occupa di residenze universitarie. L’intesa però non è mai sbocciata, relegata soltanto a qualche contatto informale risalente al 2015. Ma cosa non ha funzionato? «Non è vero che da parte nostra non c’è stato interesse – spiega a MeridioNews Alessandro Cappellani, direttore Ersu Catania -, il problema è che il privato chiedeva un impegno che non potevamo affrontare. Non potevamo ipotecare il nostro futuro». Oggi l’ente regionale è quindi orientato verso altre strade, come la conversione dell’ospedale Vittorio Emanuele in campus universitario. Gli scenari però sembrano essere cambiati anche in casa Unistudio. L’unico a parlare è l’architetto Davide Fabiani, incaricato insieme ad altri professionisti, della realizzazione del progetto. «I lavori non sono iniziati per una questione di fondi – spiega -. Ma si sta lavorando per ottenere dei finanziamenti dal ministero dello Sviluppo economico». A cambiare potrebbe essere anche il target finale degli utenti. Perché l’operazione viale Tirreno sembrerebbe non più orientata ai soli studenti, ma anche a parenti e personale medico del vicino ospedale. 

Ma chi c’è dietro Unistudio? E chi è Giuseppe Zappalà? Per arrivare fino a Torino bisogna partire da chi possiede le quote della società interessata al campus universitario. Azioni divise tra la siciliana Finzeta e la Fidersel, poi fusa per incorporazione nella Nomen. Proprio quest’ultima è una delle due fiduciarie, insieme a Simon, che fanno parte di Ersel Sim, controllata dal gruppo Ersel. Colosso finanziario, con base a Torino, che si occupa di amministrare patrimoni complessi per conto terzi. Tra i vertici di Unistudio, oltre al 79enne Zappalà, ci sono il figlio Michele e l’81enne Mario Garraffo. Manager nato a Giarre, ed ex braccio finanziario dell’avvocato Gianni Agnelli. Basti ricordare i trascorsi di Garraffo a New York nel 1986, quando coordinò le operazioni oltreoceano della holding lussemburghese del patron della Juventus. Ma non finisce qui. 

Mario Garraffo è stato anche socio d’affari con il cavaliere del lavoro Elio Cosimo Catania, ex vicepresidente di Alitalia, e con l’ex direttore ed editore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo. Tutti e tre, a cavallo con il nuovo millennio, costituiscono le Helios 2000. L’avventura dura 13 anni, fino alla messa in liquidazione e alla recente confisca antimafia delle quote di proprietà di Ciancio, pari al 25 per cento. L’azienda con sede a Catania, in via Santa Maria di Betlem 18, era stata presieduta dall’avvocato Antonio Ernesto Zangara. Il padre, l’esperto fiscalista Nino, in quel civico ha fondato il suo studio legale, occupandosi in passato di curare alcuni interessi di Ciancio, oltre a diventarne socio in alcune operazioni. Al suo studio (che non ha subito contestazioni e con il fiscalista deceduto a 76 anni il 10 marzo 2008, ndr) si sarebbero dovute «le migliore strutture societarie, anche ramificate all’estero, per i Graci e per molti altri imprenditori catanesi legati a Cosa nostra», si legge nella richiesta di sequestro dei beni all’editore etneo. Una delle figlie, l’avvocata Francesca Zangara è moglie di Ivan Lo Bello ed ex componente del cda di Banca nuova

L’imprenditore che porta avanti il progetto del campus universitario al viale Tirreno è legato alla città di Catania anche attraverso un altra società di famiglia: la Fondachello Immobiliare. Con sede legale allo stesso civico – viale Marco Polo 43 -, della Parcheggio Umberto spa. Associazione temporanea di imprese nata nel periodo in cui doveva essere cambiato il volto del capoluogo etneo con il mega piano parcheggi in project financing ideato dall’allora sindaco Umberto Scapagnini. L’operazione che coinvolgeva la famiglia Zappalá attraverso la Fondachello immobiliare non si è mai conclusa, ma prevedeva la realizzazione di 220 posti auto per un importo vicino ai sei milioni di euro. Giuseppe Zappalà è anche amministratore delegato della Marina di Riposto – Porto dell’Etna. Tra i quadri dirigenti Biagio Andò, figlio dell’ex ministro della Difesa Salvo, e l’avvocato Giovanni Patti, figlio del notaio di Riposto Filippo.


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