Busti di Mussolini in vendita al mercatino di Natale Rivolta social, artigiano si difende: «Vanno a ruba»

Tra animaletti, teschi, scheletri e tartarughe spunta l’inconfondibile mascella. «Vanno a ruba, ne ho venduti una quindicina dall’Immacolata a oggi», rivela con un pizzico di orgoglio l’espositore Fabio Bonifacio. Quei busti raffiguranti Benito Mussolini non sono passati inosservati, in tutti i sensi. Tanto che, nelle ultime 24 ore, intorno al banco vendita Fenomeni lavici del mercatino natalizio di piazza Stesicoro è successo di tutto. Fino a quando il venditore di oggetti in pietra lavica ha tolto le castagne del fuoco, facendo sparire gli ammennicoli della discordia. «La situazione era diventata ridicola, è stato infangato l’intero mercatino con toni esasperati e offese, mentre qui c’è solo gente che vuole lavorare», spiega Bonifacio a MeridioNews.

La marcia indietro fa seguito alle polemiche scoppiate su Facebook e poi transitate alla vita non virtuale. Decine di utenti avevano espresso la loro indignazione per la presenza dei busti del dittatore fra i potenziali acquisti natalizi di piazza Stesicoro. «Questa normalizzazione del fascismo mi fa schifo», scrive l’attivista Vera Navarria in un post. Spiegando anche di aver voluto, almeno in prima battuta, evitare la «gogna mediatica» con dei messaggi mandati agli organizzatori del mercatino. La risposta dell’associazione Le Pulci di Città ha però portato a una reazione ancora più virulenta. «All’inizio avevo pensato a una svista – aggiunge Navarria – e invece hanno sempre saputo. Togliamo i like alla loro pagina, inaccettabile acconsentire alla vendita di busti di Mussolini in un mercatino di Natale». Le critiche aumentano: «C’è anche da dire che il “mercatino” in piazza Stesicoro in realtà è fatto solo di orride bancarelle – aggiunge un’altra attivista, Viola Sorbello – che non hanno niente da “mercatino di Natale” ma piuttosto dell’ultima delle sagre di paese».

Prima infatti che il venditore chiudesse la faccenda, era arrivata la risposta di Brigida De Klerk, guida dell’associazione organizzatrice. «Non abbiamo vincoli di natura religiosa o politica e soprattutto non ne poniamo agli altri, come invece vorrebbe chi di democratico non ha nulla», chiarisce a MeridioNews. Via libera ai busti, «perché volevamo prima di tutto capire se legalmente il problema esiste – aggiunge – e perché non è con il fanatismo che si ottengono le cose». De Klerk, già esponente del Movimento 5 stelle cittadino, racconta infatti di aver ricevuto una «Quantità di minacce e insulti inquietante. Pure in piazza Stesicoro – prosegue – si è creato un via vai di persone che chiedevano di togliere quei busti, ma l’accusa di essere un mercatino fascista è assurda». 

Alla fine, mentre accuse e proteste si moltiplicavano sui social, Mussolini ha comunque dovuto lasciare piazza Stesicoro. «Non sono di certo un fautore del Duce – commenta Fabio Bonifacio – e non c’è nulla di politico nella nostra scelta di vendere i busti». A domanda, l’artigiano aveva solo voluto far corrispondere l’offerta: «Abbiamo busti di tutti i tipi, da Che Guevara a San Michele fino a Buddha, il nostro obiettivo è solo commerciale viste le tante richieste». Se non per l’apologia – la legge Fiano sul divieto di vendita di gadget del Ventennio non è mai entrata in vigore –  una coda legale la vicenda potrebbe comunque averla: «Ho subito calunnie – sottolinea Bonifacio – ne parlerò con il mio avvocato».


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