Caso Simona Floridia, luogotenente conferma accuse Dopo 26 anni amico è accusato di omicidio volontario

Un caso riaperto dopo 26 anni. È quello di Simona Floridia, al 17enne scomparsa da Caltagirone il 16 settembre del 1992 e il cui corpo non è mai stato ritrovato. Oggi si è tenuta la terza udienza del processo davanti alla corte d’Assise di Catania, iniziato lo scorso 13 settembre, in cui a essere accusato di omicidio volontario premeditato è il 45enne Andrea Bellia. A deporre oggi in aula è stato il luogotenente dei carabinieri che è stato impegnato nelle indagini e ha confermato la ricostruzione dell’accusa.

Dopo oltre un quarto di secolo dall’archiviazione del fascicolo, è arrivata una registrazione telefonica tra un amico di Bellia e la sua fidanzata che ha fatto riaprire il caso. L’amico dell’imputato, parlando con la donna, racconta che Bellia gli avrebbe confidato di essere stato lui l’autore del delitto. Questa confessione, che è tra le prove citate dalla procura contro il 45enne, è stata confermata dal teste in sede di incidente probatorio ma sempre smentita dall’imputato – assistito dall’avvocata Fabiana Michela Distefano – che si professa innocente ed è attualmente libero. La prossima udienza è stata fissata per il 14 marzo e prevede la deposizione di altri testi dell’accusa

Stando alla ricostruzione dei magistrati, la sera del settembre del 1992 Simona sarebbe uscita con degli amici e, prima di fare rientro, avrebbe fatto un giro in Vespa con Bellia (allora 19enne). I due sarebbero andati a Monte San Giorgio dove avrebbero avuto una lite al culmine della quale Bellia l’avrebbe gettata da un dirupo. Per la difesa, invece, dopo un giro fatto insieme, Bellia avrebbe riaccompagnato Simona in centro, lasciandola vicino a un bar e poi non l’avrebbe più vista.


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