Catania-Ragusa, il ministero frena e il Cipe rinvia Falcone: «Pronti a entrare col Cas nella società»

Ieri doveva essere il giorno dell’approvazione da parte del Cipe del progetto definitivo dell’autostrada Catania-Ragusa. Ma così non è stato. Il ministero dell’Economia – che già nel recente passato aveva sollevato parecchi dubbi sulla sostenibilità finanziaria dell’opera – ha infatti presentato nuove prescrizioni tecniche. A comunicarlo è il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli che subito dopo cerca di buttare acqua sul fuoco. «Anche allo scopo di tutelare l’interesse pubblico e l’adozione di un sistema tariffario davvero sostenibile per l’utenza, ci rimettiamo alla verifica richiesta dal Ministero dell’Economia e Finanze che in ogni caso dovrà perfezionarsi in tempi celeri e comunque non oltre un mese. L’infrastruttura deve infatti tornare al Cipe nel più breve tempo possibile».

Sarebbe dunque ancora una volta il tema del pedaggio uno dei nodi sotto la lente d’ingrandimento del ministero dell’Economia. Su questo punto la Regione siciliana si è impegnata a investire quattro milioni di euro all’anno per calmierare le tariffe, che comunque al momento rimarrebbero pari a dieci euro solo andata. 

Lo scorso 20 dicembre la ministra per il Sud, la pentastellata Barbara Lezzi, insieme a diversi sindaci delle province del Sud-Est siciliano interessati dall’opera, aveva annunciato lo sblocco dell’iter e l’imminente approvazione da parte del Cipe. Che sarebbe dovuta avvenire proprio oggi. «Il mio impegno e quello di tutto il governo per la realizzazione dell’autostrada Catania-Ragusa è solido e immutato – fa sapere oggi Lezzi – Oggi in sede di Cipe a Palazzo Chigi è stato ritenuto opportuno compiere ancora alcuni rilievi che dovranno avvenire in un tempo circoscritto: entro un mese infatti il tema tornerà al Comitato interministeriale per la programmazione economica. La sua approvazione è fuor di discussione e l’obiettivo concreto è partire per i lavori di realizzazione entro l’anno».

Obiettivo ambizioso ma complicati restano ancora i nodi da sciogliere. L’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone non ha preso affatto bene il nuovo rinvio da parte del Cipe che arriva, tra l’altro, dopo il polemico botta e risposta tra il governatore Musumeci e il sottosegretario alle Infrastrutture Dell’Orco sul ponte sullo Stretto. «Ci aspettiamo segnali forti da Roma e invece…», commenta amaro Falcone che chiederà un nuovo incontro al ministero per trovare una soluzione sulla Catania-Ragusa. L’ultima carta da giocare si chiama Cas. L’idea della Regione è infatti far entrare il consorzio autostrade siciliane nella società che realizzerà l’opera (al momento la Sarc è interamente in mano alla famiglia Bonsignore). «Per dare solidità alla società siamo pronti a far entrare il Cas con il 40 per cento delle quote, portando in dote 16 milioni di euro – spiega l’assessore a MeridioNews – Questo darebbe garanzia anche ai mercati finanziari,  perché è lì che il privato dovrà rivolgersi per trovare gli oltre 400 milioni di euro necessari a costruire l’autostrada».

I restanti 363 milioni li metterà la Regione. Ma anche su questo aspetto Falcone suona un campanello di allarme. «Si tratta di fondi Poc che vanno spesi entro il 2023. Più tardi partono i lavori, maggiore è il rischio di perderli». Ma al di là della soluzione da trovare sul pedaggio e sulla partecipazione della Regione, resta anche un problema di ordine generale. «Se il governo nazionale non intende far costruire l’autostrada in concessione lo dica subito – sottolinea ancora l’assessore alle Infrastrutture – si paga il progetto alla società e si procede solo con fondi pubblici, ma questa opera – conclude – è troppo importante per non essere fatta».


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