L’Annunciata a Milano, l’ok vincolato di Musumeci L’esperta: «Ma il Louvre non sposta la Gioconda»

«L’Annunciata di Antonello da Messina? Mi sento di dire che il 21 febbraio sarà esposta a Palazzo Reale di Milano». Giovanni Carlo Federico Villa, curatore della mostra dedicata al pittore siciliano che tra venti giorni sarà inaugurata nella capitale meneghina, in una delle sedi espositive più importanti a livello italiano, non ha mai avuto dubbi. Le parole del presidente della Regione, Nello Musumeci, che aveva annunciato di volere bloccare il prestito della celebre opera antonelliana, avevano sollevato polemiche e qualche preoccupazione. Una posizione antitetica a quella assunta precedentemente dall’assessore ai Beni culturali, Sebastiano Tusa, che aveva dato l’ok al temporaneo trasferimento. Oggi, arriva infine il via libera ufficiale della Regione, vincolato però a quelle che lo stesso Tusa definisce «tre condizioni irrinunciabili». 

«In primo luogo – spiega l’assessore – la concessione, in regime di reciprocità, da parte del Comune di Milano alla nostra Regione, di un adeguato numero di prestigiose opere d’arte esposte a Palazzo Reale. In secondo luogo, un significativo ritorno mediatico per la Sicilia attraverso una mirata opera di promozione che passi, nell’esposizione di Milano, per l’immagine dell’Annunciata di Antonello da Messina, veicolata attraverso il catalogo e significative azioni di valorizzazione. Infine, occorre che venga garantita alla Regione la partecipazione agli introiti dell’evento che si terrà nel capoluogo lombardo». Quindi Tusa ribadisce «il principio generale di non autorizzare per il futuro il prestito, fuori dall’Isola, di opere d’arte di particolare prestigio. Ogni eventuale deroga dovrà comunque essere autorizzata dal governo regionale a condizione che assicuri, in termini economici e promozionali, una ricaduta a favore della nostra Isola». 

La possibilità per la politica di mettere un veto alla circolazione delle opere d’arte principali custodite nei siti gestiti dalla Regione segue una delibera dell’aprile 2013 dell’allora assessora ai Beni culturali Mariarita Sgarlata. Nel documento si citano 23 opere – l’Annunciata occupa l’undicesimo posto della lista – per le quali l’uscita temporanea dalla Sicilia è consentita soltanto se ne è accertata la ricaduta positiva sulla valorizzazione del bene e del patrimonio culturale siciliano. «Questi effetti positivi vanno individuati tra i seguenti indicatori – si legge -. Benefici economici diretti, realizzazione di eventi che coinvolgano artisti e artigiani siciliani, promozione di attività di valorizzazione delle tradizioni siciliane».

La scelta opposta, cioè lasciare l’Annunciata a Palermo, avrebbe sorpreso il curatore della mostra. «Quella a Palazzo Reale – spiega Villa a MeridioNews – è la seconda tappa di un percorso iniziato a Palermo proprio a palazzo Abatellis, dove la mostra dedicata ad Antonello sarà ancora aperta per una decina di giorni – continua Villa -. Parliamo di un evento che ha registrato numeri record per la Sicilia. E d’altronde la Regione è stata parte attiva di questo progetto così come il Comune di Milano». Ad attaccare Musumeci è stato di recente anche Claudio Fava. Il deputato di Cento passi ha parlato di provincialismo. «Negando a una mostra internazionale il quadro più bello del più grande pittore siciliano, ci mostriamo per ciò che siamo: soldatini con lo scolapasta in testa e la sciaboletta di latta in mano, buoni per recitare le opere dei pupi», ha scritto Fava. C’è però anche chi ritiene che tenere in Sicilia le opere d’arte non sia inevitabilmente un segno di poca lungimiranza. «Stiamo parlando di uno dei più grandi capolavori della pittura di tutti i tempi – commenta la museologa Mercedes Auteri a MeridioNews-. La prima annunciazione senza angelo, dove l’angelo diventa lo spettatore che ha il privilegio di trovarsela dinnanzi. Per stroncare ogni polemica basterebbe ricordare che il supporto dell’Annunciata è una tavola lignea di cui durante un precedente dibattito, avviato dalla museologa Alessandra Mottola Molfino, si disse che in certi punti è ormai molto fragile e cava. Quando si prendono accordi per spostare un tale capolavoro bisogna innanzitutto considerare lo stato di conservazione dell’opera». Sul punto arriva la replica di Villa: «Le condizioni dell’opera sono ottimali e il trasporto fino a Milano non comporterebbe alcuni rischio».

Per Auteri la scelta di non acconsentire al prestito sarebbe stata giustificata anche di una questione di opportunità. «L’inamovibilità di un’opera come questa è un fatto internazionale, non affatto provinciale. L’Annunciata non si dovrebbe spostare, come il Louvre non sposta la Gioconda», continua la museologa. Che poi mette in guardia dall’affrontare l’argomento soltanto da un punto di vista prettamente economico. «La società dei consumi ha imposto termini di discussione che paragonano il museo a un’impresa privata che attua precise scelte, accompagnate purtroppo da una costante ricerca di spettacolarità. Ma l’Annunciata non ha prezzo, lo sanno tutti, e dev’essere preservata per lo studio, l’educazione e il diletto di chi vorrà venire a Palermo per ammirarla».


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