Al Cara di Mineo scoppia il caso dell’equipe sanitaria «Sostituiti dalla coop e sugli stipendi niente certezze»

Un lungo braccio di ferro che con ogni probabilità non si concluderà in tempi stretti, e che ha trovato il suo punto di non ritorno in un messaggio di posta elettronica inviato martedì pomeriggio. Cinque righe, senza giri di parole, per mettere alla porta l’equipe medico sanitaria del Centro d’accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. Una trentina di persone, tra medici e infermieri, invitati «a non presentarsi più» nella struttura. Nessuno stop alle prestazioni medico-ambulatoriali ai migranti, ma una sorta di ricambio interno tra i camici bianchi. A volerlo i vertici di Badia Grande e il suo presidente, Antonio Manca. La cooperativa, con sede a Trapani, nei mesi scorsi si è presentata come capofila del raggruppamento temporaneo che si è aggiudicato il primo lotto dell’appalto del Centro. Quasi 17 milioni di euro per effettuare i servizi di assistenza amministrativa e sanitaria.

Prestazioni espletate attraverso un gruppo di liberi professionisti che, lavoravano con contratti a tempo determinato, emettendo a fine mese una fattura per essere pagati. «Con l’arrivo di Badia Grande a ottobre dello scorso anno – racconta un medico a MeridioNews – è stato confermato il nostro servizio». Qualcosa però non funziona e inizia un lungo periodo di stallo. «Da quando è partito il nuovo appalto – continua – abbiamo ricevuto soltanto un acconto sul mese di ottobre, poi nulla». A poco, sentendo la voce dei protagonisti, sarebbero servite le richieste di chiarimenti ai vertici della cooperativa trapanese e «le iniziali rassicurazioni». La situazione precipita tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio. Medici e infermieri inviano una nuova richiesta che però sarebbe rimasta senza risposta. «A questo punto, martedì scorso, abbiamo deciso di protestare ma comunque assicurando il regolare svolgimento delle attività distribuendo terapie e prendendo in carico le emergenze. Soltanto nel pomeriggio – continua il medico – ci siamo astenuti per qualche ora dalle visite ambulatoriali». Un gesto «simbolico», a detta dei protagonisti, che però ha fatto precipitare in maniera definitiva la situazione. 

L’email di Manca non lascia spazio a interpretazioni e medici e infermieri vengono inviatati a non recarsi più al Cara. La missiva, inviata con la posta elettronica certificata, arriva nel pomeriggio di due giorni fa a Gabriella Lattuca, coordinatrice per conto della cooperativa dello staff sanitario. «Ti prego di comunicare ai professionisti da te gestiti – si legge – che non dovranno presentarsi presso il Cara di Mineo a partire da oggi alle ore 20 per rendere la loro opera professionale». «Ci hanno esonerato dal servizio – commenta il professionista – con quello che reputiamo essere un licenziamento in tronco». La matassa adesso passerà alla prefettura di Catania, che nell’appalto del Cara di Mineo è il soggetto committente: «Abbiamo già chiesto una convocazione urgente negli uffici per capire qualcosa in più in questa vicenda».

Ad avere le idee chiare sul ricambio sembrano invece essere i vertici della cooperativa. Piccolo colosso nel settore dell’accoglienza fondato nel 2007 da don Sergio Librizzi. L’ex presidente della Caritas di Trapani poi finito nei guai per una storia di presunta concussione e violenza sessuale. «I contratti, che erano di collaborazione professionale, non erano vincolati e per questo motivo si è deciso di reciderli», fanno sapere da Badia Grande. «In diverse occasioni – aggiungono – non è stato garantito il servizio a causa delle proteste per gli stipendi che, però, non dipendono dalla nostra cooperativa ma dalla prefettura che non sblocca i fondi ministeriali. E questo ha creato un disagio anche per gli utenti. La continuità nel servizio, da giorno 7 febbraio, è stata comunque garantita attingendo ad altri professionisti presenti nelle graduatorie». Per gli arretrati, almeno per il momento, nulla lascia pensare a qualcosa di concreto. Come lo stesso Antonio Manca sottolineava all’inizio della sua comunicazione: «Purtroppo – scriveva – con molto rammarico non posso indicare tempi certi».


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