Acqua, un anno dopo il referendum «Liberalizzare equivale a privatizzare»

E’ il 13 giugno 2011 quando 27 milioni di italiani dichiarano, attraverso le urne, la loro contrarietà alla privatizzazione del servizio idrico. Da allora è passato esattamente un anno «e intanto i governi, prima quello politico e poi quello tecnico, tentano di sviare i cittadini chiamando liberalizzazione i nuovi tentativi di privatizzate l’acqua», dice Danilo Pulvirenti del Forum acqua bene comune e nostro blogger. Comitato che questa mattina ha organizzato un incontro pubblico in piazza Duomo a Catania, davanti alla fontana dell’Amenano, per fare il punto su cosa è stato fatto in questo anno. O meglio su cosa ancora si aspetta di fare, soprattutto nella provincia etnea.

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La rete idrica del Catanese, infatti, necessita di manutenzione e ammodernamenti. Al suo interno, si disperde il 50 per cento dell’acqua immessa. I fondi per procedere ai lavori ci sarebbero: 705 milioni di euro comunitari già stanziati ma che restano bloccati per una vicenda giudiziaria. Una controversia che riguarda la Sie spa, società mista a partecipazione pubblica e privata, a cui l’Ato – autorità d’ambito del servizio idrico integrato – etnea aveva affidato il censimento dei pozzi, delle linee di adduzione dell’acqua e i depuratori comunali per poter stilare un piano e accedere ai fondi. Ma nel 2009 la Sie viene dichiarata illegittima dal Consiglio di giustizia amministrativa per vizi procedurali nell’affidamento dell’incarico e la cifra resta bloccata. «Intanto però cinque comuni del Calatino sono ancora legati alla Sie – spiega Pulvirenti – avendo ceduto le proprie reti».

«Noi vorremmo un pubblico forte – continua – e non indebolito dalle continue concessioni ai privati». Nel Catanese, secondo i dati diffusi dall’Ato, su 58 Comuni 32 gestiscono l’acqua direttamente. Per il resto, ci sono quattro società a totale capitale pubblicoCatania, Acireale, Paternò e le 16 amministrazioni gestite dall’Acoset – e ancora 23 società private proprietarie delle fonti e sei proprietarie di impianti e di reti. «La forza al settore pubblico vorremmo darla noi cittadini, partecipando attivamente – commenta Pulvirenti – E non è vero che la gente è disinteressata». Lo dimostra l’attenzione e la partecipazione alle iniziative del Forum dell’ultimo anno. Dall’indagine sul percorso dell’acqua – dalla fonte alle case – alla campagna di sensibilizzazione sulla potabilità dell’acqua del rubinetto. Dalla creazione della fontanella municipale all’adozione di quelle cittadine. Attività che hanno portato il comitato a segnare un punto importante: «Obbligare la Provincia di Catania a uscire dalla Sie – annunciano – Una vittoria che blocca un tentativo di privatizzazione nella nostra provincia».


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Il 13 giugno del 2011 milioni di italiani andavano alle urne per dire no alla privatizzazione della gestione idrica. In un anno, secondo il Forum catanese Acqua bene comune, poco o nulla è cambiato. «Ci provano ancora, fregandosene della democrazia», dice Danilo Pulvirenti. Mentre a Catania, tra progetti di campi da golf e vicende giudiziarie, si aspetta ancora l'ammodernamento della rete idrica

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