Le candidature in casa Forza Italia, che cancellano con un colpo di spugna la rappresentanza della Sicilia orientale, aprono una frattura interna al partito fondato da Silvio Berlusconi, ma non solo. Intanto arriva anche l'ultimatum del primo cittadino di Catania
Troppi catanesi in giunta? Miccichè li taglia dalla lista Ira di Pogliese: «Alle Europee avremo nostro candidato»
Al grido di «troppi catanesi in giunta» aveva lanciato la sua personale crociata meno di due mesi fa. Da allora, poco o nulla è cambiato, eccetto la sostituzione alla Famiglia della farmacista nissena Mariella Ippolito con il neo assessore, catanese ca va sans dire, Antonio Scavone. Così, se ad oggi non è riuscito a «riequilibrare» la giunta, ecco che Gianfranco Micciché taglia fuori i catanesi dalla lista di Forza Italia alle Europee. La decisione, resa nota ieri mattina a seguito di un confronto avvenuto ad Arcore tra Silvio Berlusconi e lo stesso commissario forzista nell’Isola, era di quelle destinate a fare discutere dentro il recinto di Forza Italia, ma anche nella variegata coalizione che sostiene il governo Musumeci all’Ars.
In una nota i vertici nazionali del partito avevano fatto sapere che i candidati in Sicilia saranno Silvio Berlusconi, Giuseppe Milazzo, Saverio Romano e l’uscente europarlamentare sardo Salvatore Cicu. Tra le donne, a consacrare il nuovo asse con il primo cittadino messinese Cateno De Luca, la sua assessora comunale, Dafne Musolino, insieme a una donna sarda e ad altre due candidate ancora non definite, nonostante la polemica sulle quote rosa, sollevata ancora una volta dal presidente dell’Assemblea Regionale.
Resta il nodo dei due uomini siciliani in lista, entrambi del Palermitano. Quasi una reazione alla centralità del capoluogo etneo in questa fase politica. «Una scelta incomprensibile – l’hanno definita in molti tra gli addetti ai lavori – destinata a sfociare in una grave spaccatura interna al partito». E dopo lo sfogo di Basilio Catanoso, tra i papabili in lista, la cui candidatura non era particolarmente gradita a Marco Falcone, la stoccata, quella vera, è arrivata in serata dal primo cittadino di Catania e coordinatore provinciale di Forza Italia, Salvo Pogliese, in difesa dell’uscente Giovanni La Via.
«Come è noto – ha detto Pogliese – tutti gli europarlamentari uscenti saranno ricandidati e, ai sensi dell’articolo 43 dello statuto di Forza Italia riguardante le procedure di formazione delle candidature per le elezioni politiche nazionali ed europee, le liste dei candidati verranno definite dal comitato di presidenza sentiti i coordinatori regionali». In merito al comunicato stampa di Forza Italia nazionale, il primo cittadino etneo sottolinea che «riconduce nei giusti binari le estemporanee dichiarazioni del coordinatore regionale che non tenevano conto di alcuni consolidati principi nella formazione delle liste per le Europee. Tra queste – precisa – la specificità del partito a Catania, la più importante città capoluogo italiana con un sindaco di Forza Italia e con la percentuale di consensi più alta (27 per cento) raggiunta in Italia alle elezioni amministrative del 10 giugno 2018. Presupposti concreti e incontrovertibili – conclude – che sfoceranno in una candidatura unitaria espressione dell’area metropolitana etnea».
Insomma, quello di Pogliese appare a tutti gli effetti un ultimatum: un catanese in lista o la frattura potrebbe diventare insanabile. Portando acqua a ben altri mulini. Una prospettiva rispetto alla quale ancora una volta l’ex governatore Raffaele Lombardo gioca un ruolo centrale, con il suo listone costruito insieme a Fratelli d’Italia che potrebbe raccogliere il consenso di una parte di Diventerà bellissima che non ha ben digerito la scelta di una posizione neutrale rispetto alle prossime Europee.
Senza contare l’adesione al movimento autonomista di Marianna Caronia. E l’asse sempre più verosimile che si starebbe delineando a Messina coi Genovese (motivo per il quale Micciché sarebbe corso ai ripari nel patto della pignolata con De Luca). Se Lombardo riuscisse a mettere a segno il colpo, subito dopo le Europee un nuovo gruppo parlamentare potrebbe sorgere a Palazzo dei Normanni, contando almeno nove deputati. Un maxi-gruppo che potrebbe pensare di presentare il conto a Musumeci. Stravolgendo ancora una volta i delicatissimi equilibri della maggioranza.