Etna, gli operatori protestano con il gilet giallo Un bando liberalizzato per riavviare escursioni

La protesta degli operatori turistici di Etna nord punta al salto di qualità. A bucare l’immaginario collettivo per ottenere quelle misure finora sembrate irraggiungibili. L’ultima trovata, dopo il tavolo andato all’aria durante l’ultima assemblea al Comune di Linguaglossa, è stata presentarsi fuori dal municipio indossando quei gilet gialli che, mandando in tilt mezza Francia, hanno finito per far parlare di sé in tutta Europa. «È stata una coincidenza, nulla di studiato – si schernisce a MeridioNews Alessandro Lo Giudice, uno degli operatori in prima linea – volevamo solo vestirci tutti uguali perché abbiamo un’unica voce che chi di competenza non può più ignorare»

Le analogie con Parigi, insomma, odorano quasi di forzatura. «Ma stiamo dimostrando che vogliamo cambiare le cose, chiedendo pacificamente ma con decisione una risposta», prosegue Lo Giudice. Mentre gli operatori – commercianti, albergatori, guide e imprenditori – si radunano sotto la sede provvisoria del Comune di Linguaglossa, è in corso un consiglio comunale che rinvia al 2020 la tassa di soggiorno. In parallelo, la giunta del sindaco Salvatore Puglisi lavora all’appalto per il trasporto dei turisti ai crateri dell’Etna, la prima delle preoccupazioni dei manifestanti. «Senza escursioni non c’è sviluppo, il turismo non potrà mai crescere», ripetono gli operatori. E i risultati, a quanto pare, stanno per arrivare. «Ma restiamo vigili, e se è il caso porteremo la protesta anche a Castiglione o chiederemo un incontro pubblico», aggiunge Lo Giudice. 

Da circa sei anni, infatti, si attendeva la svolta negli affidamenti di un business a sei zeri, le gite a quota 3000, principale attrazione della stazione turistica di Piano Provenzana. Un sistema entrato in crisi con la fine della lunga gestione targata Russo Morosoli e l’avvio di un estenuante dibattito sul tipo di appalto da varare per dare un futuro alle escursioni e, di riflesso, al versante nord dell’Etna. L’Autorità Antitrust aveva suggerito già nel 2016 di aprire la strada per i crateri alla concorrenza fra imprese. Poi l’inchiesta sul monopolio del gruppo Russo Morosoli ha terremotato ancora di più equilibri politici e posizionamenti già precari. Infine, troppo futuribile e indefinito, a detta degli operatori, l’orizzonte del project financing da circa 23 milioni di euro che si è aggiudicato un cartello imprenditoriale della zona. Operazione avviata dai Comuni di Linguaglossa e Castiglione, i proprietari dell’unica via di accesso ai crateri. 

L’aumento della temperatura dello scontro ha portato così le due amministrazioni a cambiare in parte i programmi. In attesa del project, da Linguaglossa fanno sapere che si è a un passo dal varo di appalto sul modello autorizzatorio, quello cioè prescritto dal garante per la concorrenza. Non meno di cinque anni, pare l’orientamento prevalente, per garantire redditività a chi vorrebbe investire con uomini e mezzi nel trasporto dei turisti finalmente liberalizzato. «Vogliamo ottenere il massimo – puntualizza il sindaco Puglisi a MeridioNews – lasciando però tutti tranquilli, restiamo aperti al dialogo e ho pure invitato gli operatori a partecipare al tavolo per la scrittura del bando». Via libera al regime autorizzatorio, dunque, nonostante le perplessità che la stessa giunta Puglisi non ha mai nascosto. «Stiamo prendendo atto di una richiesta chiara degli operatori e cercheremo di preparare il miglior affidamento possibile, tenendo conto soprattutto degli errori del passato», dice il primo cittadino. Già la prossima settimana un atto di indirizzo potrebbe approdare in consiglio comunale. 


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