Etna, il piano per portare il Giro d’Italia a quota 3mila «Percorso unico al mondo, il turismo esploderebbe»

Più su dei 2.700 metri dello Stelvio. Più in alto di qualsiasi altra vetta raggiunta da una gara ciclistica in Europa. L’obiettivo è ambizioso, quasi visionario: portare il Giro d’Italia a quota tremila sull’Etna, nei pressi dell‘osservatorio dell’Ingv, al culmine di una salita di nove chilometri che parte da Piano Provenzana (versante nord di Linguaglossa) e che al momento è solo una trazzera sterrata. Eppure il progetto esiste, è stato sottoposto al Parco dell’Etna che lo ha sposato con entusiasmo e adesso sta riscontrando l’attenzione degli enti locali coinvolti: i Comuni di Linguaglossa e Castiglione di Sicilia. La firma è di un giovane ingegnere di Trecastagni, Fabio La Ferla, appassionato delle due ruote, che ha trovato all’interno del Parco la sponda di un altro tecnico amante della bici e della montagna: l’architetto Cirino Cavalli.

«Da Piano Provenzana ai 3.150 metri dell’osservatorio – spiega La Ferla – c’è una traccia larga cinque metri e lunga nove chilometri attualmente sterrata. Ma oggi la tecnologia ci viene incontro: attraverso un aggregante compositivo, quindi con materiali non estranei al territorio, si renderebbe lo sterrato percorribile per le bici. È una soluzione che in media ha una durata di dieci anni, montagna permettendo… Si tratterebbe di un percorso unico al mondo che accenderebbe i riflettori sull’Etna e farebbe esplodere le attività ciclo turistiche. Gli alberghi avrebbero più richieste e non solo dal mondo del ciclismo. L’allenamento e il recupero in altura sono ormai delle pratiche sportive consolidate che prevedono tempi di permanenza in quota lunghi, anche di venti giorni».

Ieri il progetto è stato presentato in occasione del lancio del Parco ciclistico dell’Etna, ottenendo l’interesse di Anthony Barbagallo – deputato regionale e delegato in Sicilia di Rcs, la società che organizza il Giro d’Italia – e del Comune di Linguaglossa. L’idea è quella di una cronoscalata (quindi non transiterebbe l’intero gruppo, ma un ciclista per volta) che parta dalla piazza del Comune di Sant’Alfio, un belvedere che si affaccia sullo Ionio, e arrivi all’osservatorio: in totale 27 chilometri, di cui 25 in salita, per un dislivello di 2.356 metri, una pendenza media del 9,5 per cento con punte del 22,5 per cento. Gli ultimi terribili nove chilometri di sterrato mantengono una pendenza media dell’11,6 per cento. Caratteristiche che porrebbero l’ascesa tra le più dure d’Italia. I modelli a cui guardano i promotori del progetto sono Plan de Corones e lo Zoncolan. La prima, in Trentino, è una salita dove le auto non possono salire negli ultimi cinque chilometri e che nel 2010 ospitò proprio una cronoscalata con precise limitazioni per le auto. «Lo Zoncolan invece – ha affermato Barbagallo – era una mulattiera che fino a dieci anni fa non conosceva nessuno. L’anno scorso per il Giro c’erano 300mila persone. Chissà…». 

La Ferla si è rivolto ad alcune aziende che stabilizzano fondi stradali e ha stimato che per realizzare il progetto (la stabilizzazione riguarderebbe due metri sui cinque totali di larghezza del sentiero) servano 950mila euro. «Si potrebbero sfruttare fondi propri regionali o ancor meglio finanziamenti europei P.S.R. finalizzati alla realizzazione di strutture di mobilità sostenibile turistica, piste ciclabili o interventi di valorizzazione per la pubblica utilità», sottolinea l’ingegnere. Con un importantissimo ritorno economico e lavorativo per il territorio.

La pista interessata dal progetto – di proprietà dei Comuni di Linguaglossa e Castiglione – è quella al centro della tribolata vicenda della concessione per le escursioni ai crateri e adesso oggetto di interesse di un mega project financing da 23 milioni di euro, finito però nell’inchiesta Aetna sul monopolio di Russo Morosoli. Un contesto complicato e dove tutto sembra procedere a rilento che rischia di affossare anche il sogno del Giro a quota tremila. «È vero – commenta Paolo Alberati, ex ciclista professionista che ha creato il Parco ciclistico dell’Etna – servono i soldi e tante autorizzazioni, la prima proprio alla muntagna. Ma vale la pena rischiare, sonderemo gli organizzatori del Giro per capire come valutano l’idea. Ma intanto – conclude – chiediamo alla Regione di farsi carico di un progetto bellissimo e ambizioso. Noi ci crediamo». 


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