Mafia, il neomelodico Andrea Zeta resta in carcere Tribunale del Riesame rigetta richieste di avvocati

Dovranno rimanere in carcere, perché per loro il tribunale del Riesame ha rigettato le richieste di annullamento avanzate dagli avvocati difensori. Il cantante neomelodico Andrea Zeta e suo fratello Rosario Zuccaro devono restare dietro le sbarre. Lo hanno stabilito i giudici delle Libertà dopo che, lo scorso 4 aprile, il legale di entrambi (l’avvocato Salvo Centorbi) aveva sostenuto la loro difesa. «Le intercettazioni evidenziano che si trattava esclusivamente di questioni di lavoro», aveva detto a questa testata, appena finita l’udienza. I magistrati di piazza Verga, però, hanno evidentemente deciso di non accogliere questa tesi, confermando per tutt’e due i fratelli Zuccaro, figli del sanguinario boss Maurizio, la detenzione nel penitenziario di Bicocca.

Andrea Zeta (Filippo Zuccaro) è finito in manette per la prima volta il 20 marzo 2019, nell’ambito del blitz antimafia che da lui prende il nome. L’accusa della procura di Catania è pesantissima: associazione mafiosa. Insieme al fratello Rosario (che era stato coinvolto anche nell’inchiesta Piramidi), sarebbe stato la voce fuori dal carcere del padre, imparentato con lo storico capomafia Nitto Santapaola e detenuto al 41 bis nel carcere di Milano Opera, dove sta scontando l’ergastolo nonostante le precarie condizioni di salute. Ridotto in sedia a rotelle, Maurizio Zuccaro avrebbe impartito le sue direttive per bocca dei rampolli, incontrati nei giorni di ricevimento nella casa circondariale.

Al centro dell’indagine dei magistrati etnei c’è l’affare Ecs dogana club. La discoteca all’interno della Vecchia dogana sarebbe stata oggetto di una doppia attenzione della malavita: da un lato il clan Cappello capeggiato da Massimiliano Salvo e dall’altro la famiglia Santapaola-Ercolano nelle vesti, in particolare, di Maurizio Zuccaro. La tensione tra le due cosche avrebbe cominciato a salire quando Zuccaro avrebbe tentato di imporre la sicurezza nella struttura, nonostante quest’ultima fosse già taglieggiata dai Cappello. Per dirimere la questione, nel lontano 2016, si sarebbe tenuto un vero e proprio summit: Salvo da una parte e Zuccaro dall’altra per contendersi il locale. Ad aleggiare sull’intera questione sarebbe stata la figura di Maurizio Zuccaro. Boss nei confronti del quale anche il clan avverso avrebbe provato «rispetto».

Nell’ambito dell’inchiesta Zeta, era stata messa ai domiciliari anche Graziella Acciarito, madre di Filippo e Rosario. Per lei la giudice per le indagini preliminari ha revocato gli arresti domiciliari dopo l’interrogatorio di garanzia. Quello che accadrà adesso, dopo il pronunciamento del Riesame sfavorevole ai due indagati, potrà essere stabilito solo dopo la lettura delle motivazioni dei giudici. Una possibilità è che i difensori decidano di fare ricorso in Cassazione. Fino ad allora, però, le porte del carcere di Bicocca restano sbarrate.


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