Catania firma per i tagli ai parlamentari Dubbi di legittimità, i promotori vanno avanti

«Quando hanno tagliato le pensioni nessuno ha fatto un referendum. Per diminuire gli stipendi dei politici, invece, è necessario. E allora sono venuto a firmare perché se non vogliono farlo da soli, glieli tagliamo noi». Così il catanese Antonino Grillo che questa mattina è andato al comune di Catania per partecipare alla raccolta firme lanciata dal piccolo partito Unione Popolare e in corso in tutta Italia. L’obiettivo del referendum in realtà non sarebbe il taglio degli stipendi, ma l’abrogazione parziale della legge per le indennità parlamentari.

In particolare, il quesito chiede l’abrogazione dell’articolo due della legge numero 1261 del 31 ottobre del 1965 per cui «ai membri del Parlamento è corrisposta anche una diaria (in aggiunta allo stipendio, ndr) a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma». Nessuna differenza tra Senato e Camera , il rimborso è uguale per tutti e ammonta a  3.503,11 euro mensili. Se consideriamo cinque giorni lavorativi a settimana, come un qualsiasi impiegato, e una media di venti giorni lavorativi al mese, si ottiene che il rimborso giornaliero è di 175,15 euro. Se poi calcoliamo che i deputati della Repubblica sono attualmente 630 e i senatori 315, esclusi i cinque a vita, risulterà che il Parlamento italiano spende 165 mila 521 euro e 94 centesimi ogni giorno.

La raccolta firme per il referendum, partita il 12 maggio, è valida sino al prossimo 28 luglio. I moduli, però, a Catania sono arrivati «non più di tre settimane fa» ci dicono all’ufficio relazioni con il pubblico etneo. Non tutti i cittadini, inoltre, conoscono l’iniziativa e sul web proliferano gli attacchi ai mezzi di informazione tradizionale, colpevoli di non fare girare la notizia. Difficile poi trovare dei banchetti informativi in giro per la città. «Ho dovuto faticare per capire che potevo venire all’Urp», lamenta Antonino Grillo che promette di farsi portavoce dell’iniziativa. «Lo dirò a tutti quelli che incontrerò perché il tempo sta per scadere, dobbiamo affrettarci». Tanta voglia di contribuire a cambiare le cose, ma anche un po’ di sfiducia nei politici italiani. «Probabilmente non si otterrà niente – continua Grillo – perché troveranno delle scappatoie e rimarremo fregati come è stato con il referendum per l’acqua».

Sempre più persone comunque si muniscono di un documento di riconoscimento per apporre la propria firma. «Forse molti lo hanno saputo perché lo hanno detto al telegiornale, il trend è in netta crescita», affermano dall’ufficio comunale. Non è ancora possibile sapere quanti catanesi hanno aderito. Oltre al Comune infatti si può firmare anche nelle sedi delle municipalità . Nel frattempo, se da una parte la pagina Facebook dell’iniziativa Up, firma per abrogare gli stipendi d’oro dei parlamentari ha raggiunto 24mila iscritti, dall’altra qulcuno dubita sulla validità del referendum stesso, la cui attuazione è regolamentata dalla legge numero 325 del 1970.

In forse sia la tempistica di presentazione del referendum sia quella della firme. Secondo l’articolo 31 della legge di riferimento, «non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere medesime». Inoltre, per un referendum abrogativo si devono raccogliere 500 mila firme in tre mesi e depositarle alla Corte di Cassazione entro tre mesi dalla loro raccolta e comunque solo da gennaio a settembre. Considerato che nel 2013 scadrà l’attuale legislatura e che il primo mese utile per presentare le firme è gennaio del prossimo anno, non solo non si potrebbe presentare alcuna proposta referendaria nel 2012, ma le firme raccolte finora non sarebbero valide.

Maria Di Prato, però, coordinatrice nazione di Unione Popolare nonché portavoce del comitato per il referendum, in un video pubblicato recentemente online afferma sicura: «Non è vero niente, il referendum è valido come dimostra la raccolta di firme per altri referendum da parte di diverse forze politiche». La legge, inoltre non solo «è lacunosa e soggetta a centinaia di migliaia di interpretazioni, nonché istanze e sentenze», ma addirittura «l’articolo 31 è incostituzionale». La raccolta firme continua. I promotori stanno già pensando di presentarle entro agosto, ma «per essere certi  – ammette Di Prato – le raccoglieremo anche ad ottobre e fino a gennaio», il primo mese utile per depositarle in Cassazione.


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