Etna, tra Comuni e operatori è ormai braccio di ferro Protesta dei fischietti sull’appalto per le escursioni

«Avete svenduto l’Etna». La rabbia degli operatori turistici del vulcano deflagra ancora una volta al termine del Consiglio comunale attesissimo per una svolta che, a sentire i manifestanti, non c’è. L’aula di Linguaglossa approva a maggioranza l’atto di indirizzo per redigere un bando di affidamento delle escursioni ai crateri sul modello autorizzatorio. E la novità sarebbe pure storica: per la prima volta potrebbe vedere la luce un appalto del trasporto dei turisti che rispetta gli indirizzi dell’Autorità Antitrust, lungo cioè più di un anno ed emanato quando l’estate non è ancora iniziata. Ma l’eccessiva «genericità» del documento infiamma gli animi e scatena i fischietti di commercianti, guide, negozianti e altri lavoratori del versante nord che basano i loro redditi sulla risorsa Etna. Stavolta gli operatori abbandonano il gilet giallo che tanto aveva fatto discutere per ricorrere a una rumorosissima protesta più forte pure del vento gelido che spira sul paese. La giunta del sindaco Salvatore Puglisi, a fine seduta, è costretta ad aspettare asserragliata in municipio che le acque si calmino, prima di lasciare il campo evitando bordate di fischi e urla.

Il punto di rottura resta la durata dell’appalto che i Comuni di Linguaglossa e Castiglione di Sicilia, proprietari della pista che da Piano Provenzana porta a quota 3000 metri, intendono varare. Una procedura destinata a mettere sul mercato un business che fa gola a tanti, incentrato sull’unica via di accesso all’attrazione più importante del territorio, i crateri sommitali dell’EtnaIl comitato degli operatori reclama un bando lungo almeno nove anni, tempistica che, a loro dire, assicurerebbe un buon margine di programmazione e di redditività per le imprese partecipanti. Le amministrazioni la pensano diversamente: puntare su così tanti anni significherebbe di fatto abbandonare il project financing approvato pochi mesi fa, cioè l’ambizioso piano scelto proprio per superare l’impasse che si trascina dal 2013. «Ma non solo», chiarisce il sindaco di Linguaglossa a MeridioNews. Il convincimento è che il sistema autorizzatorio vada trattato come una modalità sperimentale di gestione dell’affare escursioni. «Ipotizzando un affidamento basato su vari step scadenzati su un numero medio di anni, manterremmo un margine di manovra nel caso l’appalto non funzionasse e le presenze turistiche non dovessero aumentare come ci si aspetta», spiega Puglisi.

Per questo l’atto di indirizzo votato da mandato agli uffici di mettere a punto un bando autorizzatorio «di durata congrua». L’opposizione, con i consiglieri Salvatore Comodo e Marianna Strano, proponeva un emendamento per inserire il criterio dei nove anni che la maggioranza respinge il blocco. L’ipotesi che era parsa finora più accreditata tendeva verso un affidamento lungo almeno sei anni. Tocca adesso ai tecnici – Linguaglossa da mesi si avvale della consulenza legale dello studio Bonaventura Lo Duca – il compito di individuare l’arco temporale e altri dettagli del bando. Tutti elementi spinosi, considerato che la querelle si è già trovata investita da un’inchiesta della procura di Catania e che l’Antitrust, già nel 2016, aveva inviato i Comuni ad adottare il regime autorizzatorio. Cioè l’affidamento di un certo numero di licenze anch’esso ancora da decidere a una pluralità di imprese di trasporto, al contrario delle concessioni che per anni si è aggiudicato il gruppo Russo Morosoli, attore che già controlla gli accessi all’Etna dal versante sud della montagna, quello di Nicolosi. Un sistema ispirato dunque a criteri concorrenziali apertamente sollecitati dal Garante. 

«Ma che vuol dire durata congrua?», incalzano invece gli operatori prima di lasciarsi andare ad applausi ironici e accuse. Dopo la quarantennale gestione delle escursioni da parte del concessionario storico, il timore di chi protesta è che il project financing – aggiudicato a un cartelli di imprenditori della Valle dell’Alcantara legato anche a esponenti della politica locale – realizzi «un nuovo monopolio». Ecco perché si parla di «montagna svenduta» e si è pronti ad alzare ancora l’asticella. «Manterremo toni civili – promettono gli esponenti del Comitato presieduto dalla guida vulcanologica Nikos Lo Giudice – terremo a bada le teste calde, ma non ci fermiamo qui». Pronta una nuova giornata di dimostrazioni.

Riceviamo e pubblichiamo da Nikos Lo Giudice:
Nel Comitato non sono presenti «teste calde» ma persone civili e rispettose delle istituzioni e dei ruoli.


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